Trovate centinaia di anguille morte nel canale Pantano d’Arci, che unisce la zona industriale di Catania e il mare della Playa. Lungo il canale Pantano d’Arci scorre un flusso ininterrotto di acqua biancastra, attorno ci sono banchi di anguille e di pesciolini che provano a fuggire cercando di raggiungere l’acqua pulita che proviene dai canaletti sotterranei. Tuttavia, non resistono e mentre lottano per la sopravvivenza muoiono.
Casualmente si trovava nei pressi del canale una coppia di giovani catanesi che ha filmato con il telefono quello che stava accadendo. Sul giornale La Repubblica, si legge il racconto di Chiara Garozzo, la ragazza che ha filmato. “Abbiamo incontrato dei finanzieri e abbiamo segnalato il caso, sono così arrivati i tecnici dell’Arpa che hanno eseguito il prelievo. È stato terribile vedere quelle creature agonizzanti, l’acqua così contaminata che è il nostro bene più prezioso. Ci saranno sicuramente dei responsabili”.
A seguito di queste segnalazioni, la procura di Catania ha aperto un fascicolo. Inoltre, oltre il racconto della ragazza, vengono riportati da Repubblica altri interventi sulla questione.
In particolare, il consigliere comunale Graziano Bonaccorsi e Martina Ardizzone, deputata regionale, hanno presentato un’interrogazione al Comune e all’Ars dove si chiede l’identificazione delle sostanze chimiche oltre ad individuare i responsabili. “Questo canale è di vitale importanza per Catania perché arriva nel nostro mare e alle spalle c’è il tessuto economico della città”, ha dichiarato Bonaccorsi. “È inaccettabile pensare che potremmo trovarci i nostri bambini a fare il bagno in un mare con liquami che non sappiamo di cosa siano fatti. Qui qualcuno pensa che può fare quello che vuole, ma non è così”, aggiunge Ardizzone.
“È un disastro ambientale che avrà conseguenze a lungo termine. L’acqua inquinata ha completamente sterilizzato il canale, uccidendo tutto ciò che incontrava”, spiega Arturo Mannino, biologo specializzato in biodiversità ed evoluzione biologica.
Il canale Pantano d’Arci è vitale anche per altre specie. “È un luogo di alimentazione degli uccelli della riserva dell’Oasi del Simeto, un ecosistema che avrà bisogno di mesi per ricostituirsi. Chiediamo che vengano fatti controlli sugli scarichi, tutto il sistema idrografico andrebbe riqualificato”, ha concluso in merito Giuseppe Rannisi, delegato Lipu a Catania.