Da oggi, il green pass diventa obbligatorio per diverse attività, tra cui l’accesso ai ristoranti al chiuso, palestre, piscine, musei e cinema. A Catania, questa mattina, i bar del centro storico del capoluogo etneo erano affollati di turisti tutti muniti di Green pass.
I commercianti non hanno esitato a dire no a chi non ne era provvisto. “Qui non si siede nessuno a mangiare senza Green pass. Chi non ce l’ha può andare a casa”, dice Filippo Gagliano, 62 anni, che lavora in un negozio di delikatessen nel centro di Catania, chiedendosi però “perché non è obbligato ad avere il Green pass lo stesso personale”.
Molti i turisti stamane a Catania che hanno visitato i siti culturali gestiti dal Comune, tra i quali il Museo ospitato nel Castello Ursino. Fuori c’è una comitiva di ragazzine marchigiane in vacanza, tutte munite di Green Pass. “Abbiamo tutte fatto il vaccino – dice una di loro, Cristina, 19 anni – e siamo favorevoli a questa iniziativa”. Dentro ad accoglierle ci sono il direttore del settore Cultura del Comune di Catania Paolo Di Caro e la responsabile della rete mussale Valentina Noto.
Green pass a Catania, obbligo anche per i musei: i dettagli
“Stamane nel Castello Ursino – dice Di Caro – è venuta già una trentina di turisti, anche stranieri, tutti con il Green pass sullo smartphone. Qui ad aiutarci ci sono i ragazzi del servizio civile. Non abbiamo fatto entrare solamente una coppia di turisti italiani, che era contraria al Green pass”.
“Osserviamo le regole e non facciamo entrare a sedersi nessuno – dice Cristiano Titola, 23 anni, titolare di un bar tabacchi alle porte del capoluogo – ma non siamo d’accordo. Questa cosa del Green Pass è scorretta. Noi titolari di bar e ristoranti siamo stati quelli che abbiamo pagato di più per questa pandemia. Su 100 persone 70 non hanno fatto il vaccino e non hanno Green pass e io non posso farli entrare? Con la crisi che abbiamo avuto? Al bar tra consumare al banco o seduti che differenza c’è?”.