La carta d’identità in formato elettronico (C.I.E.) fatica ancora a imporsi in tutta Italia sulla controparte cartacea. La card, con forma simile a quella della tessera sanitaria o del bancomat, è integrata con un microprocessore per la memorizzazione delle informazioni necessarie per la verifica dell’identità del titolare, inclusi gli elementi biometrici primari (fotografia) e secondari (impronta digitale); ma non solo: contiene informazioni come il consenso alla donazione degli organi, costituisce strumento di identificazione del cittadino, riconosciuto in tutti i paesi appartenenti all’UE come documento di viaggio, e consente il riconoscimento tramite Spid, assicurando l’accesso ai servizi erogati dalla P.A.
Perché quindi sono ancora in pochi ad averne una?
I tempi sono lunghissimi, soprattutto nei comuni più piccoli. L’obiettivo di accorciare questi tempi è proprio quello che si propone l’emendamento alla manovra, a firma di Vanessa Cattoi, approvato in commissione Bilancio alla Camera, che prevede la possibilità di richiedere la carta d’identità anche presso le poste.
Cattoi spiega che i piccoli comuni, che nella fornitura della carta d’identità elettronica potrebbero avere difficoltà organizzative, in particolar modo beneficeranno della norma. Le città ad alta densità abitativa non sono immuni ai ritardi, soprattutto Roma, dove gli appuntamenti per l’avvio della procedura vengono dati a distanza di mesi.
Per la misura sono stati stanziati 750mila euro, ma la sua attuazione non sarà immediata poiché dovrà essere creata una convenzione apposita tra il Viminale e i soggetti “dotati di una rete di sportelli diffusa su tutto il territorio nazionale che siano Identity provider e che abbiano la qualifica di certification authority accreditata dall’Agenzia per l’Italia digitale”. Si parla di convenzione, spiega ancora Cattoi, per rendere le procedure ancora più semplici, ma resta poco da fare se non aspettare e sperare che tutto si concluda nel minor tempo possibile.