La storia di Catania è stata segnata da numerosi eventi drammatici che hanno messo alla prova la resistenza dei suoi abitanti. Terremoti, eruzioni, assedi ed epidemie hanno colpito duramente la vita della città. Ma in momenti di grande difficoltà, la speranza non è mai venuta meno. I catanesi, purtroppo impotenti di fronte alle varie calamità, hanno sempre trovato rifugio nella fede, rivolgendosi con devozione a Sant’Agata.
Scopriamo insieme tutti i miracoli della Santa Patrona di Catania!
Terremoti ed eruzioni
Numerosi sono stati, negli anni, i terremoti che hanno colpito Catania. Basti pensare al devastante terremoto del 1169, cui seguì una terribile eruzione, forse la più disastrosa. il vulcano eruttò lava e lapilli per ben sessantotto giorni, provocando così la distruzione di numerosi centri abitati e giungendo fino in città, dove circondò il fossato del Castello Ursino. Pur essendo giunto a 300 metri dal Duomo di Sant’Agata, il magma non toccò minimamente i luoghi della prigionia, del martirio e della sepoltura della Santa, per scaricarsi in mare e proseguire per altri 3 kilometri.
Nel 1693 un violento terremoto colpì Catania, provocando diciottomila morti. Dinanzi ad un simile evento, nessuno dei novemila superstiti avrebbe voluto fare rientro in città. Tuttavia, grazie alle parole di un delegato del vescovo, in processione con le Sacre Reliquie della Santa, i cittadini decisero di non abbandonare la città, anzi ricostruendola dai suoi resti.
Nel 1886, una bocca eruttiva si aprì a Nicolosi, sulle pendici dell’Etna. Per volere del beato cardinale Dusmet, fu portato in processione il velo di Sant’Agata e, sebbene la processione si fosse fermata in un tratto in discesa, il magma si arrestò. In quell’esatto punto sorge, ora, un piccolo altare, in memoria del miracolo.
Stragi ed eccidi
Nel luglio 1127, i Mori assediarono le coste siciliane, seminando rapine, massacri e grande terrore tra la popolazione. Giunti sulla costa catanese, Sant’Agata giunse in aiuto della propria città, risparmiandola dal flagello.
Nel 1231, Federico II di Svevia giunse in Sicilia per assoggettarla, Catania compresa. Egli ordinò la completa distruzione della città, ma ai cittadini fu riconosciuta la possibilità che venisse celebrata in cattedrale l’ultima messa prima dello sterminio annunciato. A quella messa partecipò anche Federico II di Svevia che, nel corso della celebrazione, lesse, tra le pagine del suo breviario, una frase comparsa miracolosamente: “Non offendere la patria di Agata perché ella vendica le ingiurie”. Vedendo in quelle parole un pericoloso avvertimento, abbandonò il progetto di distruzione della città, accontentandosi del fatto che il popolo passasse sotto due spade incrociate, pendenti su un arco eretto in mezzo alla città.
Epidemie
Nel 1576, a causa della peste diffusa nelle vicinanze di Catania, il senato decise di ricorrere all’intercessione della Santa Patrona, le cui reliquie furono portate in processione per le vie della città. Una volta giunte vicino agli ospedali dove furono ricoverati gli appestati, essi guarirono e nessuno fu più contagiato.
Nel 1743, una seconda ondata di peste stava per colpire la città. Anche in quel caso, le Sacre Reliquie furono portate in processione e la peste cessò. In memoria di quest’altro evento in cui Catania fu nuovamente salvata per mano della sua Santa concittadina, nella zona del porto, fu eretta una colonna sormontata da una effigie di Sant’Agata che schiaccia la testa di un mostro, che simboleggia la peste.