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“In Sicilia crisi piĆ¹ forte, ma ripresa passa dai giovani”: prof. Faraci spiega la recessione

negozi aperti 24 dicembre
A pochi giorni dalla riapertura di negozi e imprese, il professore Rosario Faraci, del dipartimento di Economia e Impresa di Unict, spiega le conseguenze della crisi in Sicilia e nel resto d'Italia e le prospettive per la ripartenza.

Ieri il governo ha approvato in via definitiva il Decreto Rilancio, la risoluzione piĆ¹ consistente attivata finora per contenere gli effetti della crisi economica. Gli italiani si preparano a ripartire dopo due mesi di chiusura pressochĆ© totale, col timore di trovarsi di fronte a un panorama desolato, su cui aleggia lo spettro della recessione. Gli effetti del lockdown si faranno sentire ovunque, in particolare in Sicilia, ma da questa condizione potrebbero crearsi le premesse per una ripartenza affidata ai giovani. Ne ha parlato con LiveUnict il professore Rosario Faraci, docente di Economia e Gestione Imprese al dipartimento di Economia dell’UniversitĆ  di Catania.

La condizione economica della Sicilia non era rosea giĆ  prima della chiusura, ma le stime di crescita andranno comunque riviste. “La Sicilia avrĆ  una perdita anche superiore alla caduta prevista del PIL nazionale per il 2020 – dichiara il docente –. Soffriranno il turismo, il commercio al dettaglio e l’edilizia, che sono tra i settori portanti dell’economia regionale”.

Potrebbe soffrire meno di altri settori, invece, l’agricoltura, ma a determinate condizioni, come spiega il prof. Faraci subito dopo: “L’impatto della crisi potrebbe essere minore se si riattiveranno consumi interni (cresciuti in questo periodo di lockdown) e se il settore primario sarĆ  parte integrante di una filiera agroindustriale del ‘made in Italy’ piĆ¹ orientata ai mercati esteri. Tuttavia, in una prima fase, anche l’export subirĆ  una flessione”.

La crisi colpirĆ  duramente, quindi, tutti i settori principali dell’economia siciliana, ma l’esperienza potrebbe anche aprire nuove opportunitĆ  per il futuro. La formula? ImprenditorialitĆ  e pensiero creativo. A proposito della ripresa economica, il professore punta sul “pivoting“.

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“ƈ la capacitĆ  di re-inventarsi in tutti i mestieri, in tutti i lavori, in tutti i settori di attivitĆ  economica. Il resto saranno solo ‘pannicelli caldi’ – aggiunge – per tamponare un’emorragia di imprese che cesseranno l’attivitĆ  e di posti di lavoro che si perderanno. La capacitĆ  di re-inventarsi passa per innovazione e creativitĆ . Dunque, vedo una chance concreta per i giovani che finalmente potranno farsi valere, magari con qualche start up innovativa e di successo. Un’ambizione che l’UniversitĆ  di Catania rilancia annualmente con la Start Cup, di cui il docente ĆØ tra i principali promotori.

Dentro la crisi: i provvedimenti e le prospettive per il futuro

In questi giorni si parla tanto di numeri, e non solo in riferimento ai dati del contagio. L’Europa ha giĆ  adottato iniziative come il piano SURE da 100 miliardi e a breve dovrebbero arrivare i Recovery Fund; l’Italia approva una manovra da 55 miliardi; in Sicilia la Finanziaria recentemente vagliata dal governo regionale ĆØ di 1,5 miliardi. Ma a cosa serviranno, in concreto, questi fondi?

“Tutti i provvedimenti finora esitati dal governo hanno provato a fronteggiare la spaventosa crisi di liquiditĆ  a cui andranno incontro le imprese – argomenta il professore Faraci –. Due mesi secchi di chiusura delle attivitĆ  e una Fase 2 che stenta a partire e che comunque non ripristinerĆ  mai l’ ‘old normal’ hanno giĆ  provocato perdite che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero arrivare fino a 80 miliardi di euro nel biennio 2020-21.

La nuova liquiditĆ  non arriverĆ  direttamente alle imprese in forma di sussidio o di indennizzo, ma attraverso il sistema bancario. PerĆ² non sarĆ  una immissione di liquiditĆ  automatica, perchĆ© se le imprese non rispetteranno i requisiti di merito creditizio non potranno beneficiare di queste misure straordinarie e torneremo punto e a capo”.

Del resto, nonostante tutte le misure intraprese, le stime di crescita per l’Italia prevedono un ribasso del PIL del -9,1%, tra i piĆ¹ bassi della zona euro. L’Italia, come spiega il docente, veniva giĆ  da diverse crisi, quella del 2007-2008 e quella del 2011. “Questa sarĆ  una recessione ancor piĆ¹ severa – aggiunge –, sperando che non sfoci in una depressione come quella del 1929.

Per famiglie e imprese significherĆ  piĆ¹ povertĆ , minori consumi o comunque una razionalizzazione delle spese familiari e ancora piĆ¹ indebitamento; per le imprese, soprattutto per quelle fragili giĆ  prima, ci saranno minori ricavi e sicuramente un indebitamento maggiore, perchĆ©, anche beneficiando di nuova liquiditĆ  immessa attraverso il sistema bancario, comunque si indebiteranno ulteriormente”.

Un ultimo commento, infine, viene riservato agli interventi che si sarebbero potuti fare. “Forse bisognava intervenire di piĆ¹ con politiche fiscali piĆ¹ efficaci. PerĆ² – conclude con una citazione –, col senno di poi son piene le fosse, diceva il buon Manzoni”.

A proposito dell'autore

Domenico La Magna

Nato a Catania, classe '95, si ĆØ laureato in Filologia Moderna all'UniversitĆ  di Catania nel 2020 con una tesi su Calvino e l'editoria. Inizia a collaborare con LiveUnict da ottobre 2017. Appassionato di politica, segue con particolare attenzione i temi riguardanti lā€™Unione Europea e lā€™ambiente. Frequenta il Master di 2Ā° Livello in Professione Editoria all'UniversitĆ  Cattolica di Milano.