Cronaca In Copertina

CATANIA – Aggressioni e pestaggi in centro: “Preso a pugni e umiliato, mi sento distrutto”

Risse e pestaggi in pieno centro a Catania: vittima di bulli racconta la sua esperienza a LiveUnict. 

Il Natale è alle porte: la città si sta man mano accendendo, non è mai stata così bella come in questo periodo. Eppure, nonostante ciò, una grave ondata violenza sta rabbuiando Catania; pestaggi a sangue, attacchi alle colonnine Sostare, parcheggiatori abusivi, botti illegali: giusto per citare alcune delle motivazioni delle numerosissime denunce che ormai arrivano ogni giorno.

È chiaro: questi fenomeni non sono nuovi, né invecchieranno mai. Eppure, nell’ultimo mese, si è registrato un innalzamento del numero di questi terribili fatti, sotto gli occhi di tutti: il nuovo teatro degli avvenimenti, infatti, è via Etnea. La conseguenza? Un clima di paura che stride con l’allegria generata dalle feste in arrivo. Una diminuzione drastica del numero di usufruenti del centro. E, peggio ancora, una grave apprensione da parte delle famiglie dei più giovani, che iniziano ad avviarsi alle prime uscite con gli amici.

Vittime di queste violenze immotivate è stato anche M., che ha raccontato a LiveUnict la sua spiacevole esperienza. Il 17enne è stato attaccato sabato sera da uno dei branchi di bulli che stanno terrorizzando la movida catanese negli ultimi week-end.

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Ero uscito con dei miei amici, abbiamo passato una serata tranquilla. Verso la mezzanotte, ci siamo fermati davanti al McDonald’s di Piazza Stesicoro, in attesa dei nostri genitori. E lì è iniziato l’incubo, spiega con la voce tremante.

Stavamo chiacchierando tranquillamente, quando mi si fionda addosso un ragazzino. – continua – Avrà avuto sui 9, 10 anni. Neanche il tempo di prendere fiato per dirgli “attento”, che arrivano un sacco di persone. Uno di loro, grande e grosso ma quasi sicuramente più piccolo di me, mi comincia ad urlare: che hai fatto al picciriddu? Te la prendi coi bambini? Non ho avuto il tempo di dire una parola. Mi è arrivato un pugno talmente forte da annebbiarmi la vista. Sembrava una sprangata, con la violenza con cui l’ho ricevuto. Sono caduto a terra, li ho visti ridere e scappare“.

Un’azione talmente veloce da bloccare le reazioni degli amici in sua compagnia, che“non hanno reagito. Si sono scusati mille volte, si sentono in colpa da morire. Ma è stato così immediato, non abbiamo capito niente. Inoltre, col senno di poi, hanno fatto pure bene. Eravamo tre contro almeno una ventina, come sarebbe potuta finire? Sentiamo già di troppe risse sfociate in omicidio. Meglio questo, che non tornare affatto”.

“Dopo
ho avuto un attacco di panico. – ci racconta –
Non sentivo più da un orecchio. Temevo di aver perso l’udito da una parte. Mi hanno aiutato a rialzarmi, abbiamo chiamato i miei genitori, che hanno chiamato la polizia. Avevamo una volante dei militari lì vicino, non se ne sono accorti. Si sono avvicinati due carabinieri, avevano detto che avrebbero chiamato una volante per  permetterci di denunciare, ma non sono mai arrivati. Nel frattempo, ho visto tornare alcuni membri della gang, ridevano, si nascondevano dietro dei venditori abusivi. Ho avuto paura che attaccassero i miei familiari. Il dolore poi è diventato più persistente, così abbiamo deciso di andare al pronto soccorso, e di posporre la denuncia appena le mie condizioni sarebbero migliorate. E così abbiamo fatto. Una volta accertato che il danno non era grave ma guaribile in pochi giorni, abbiamo denunciato”.

Un’aggressione che ha lasciato un segno indelebile sui ragazzi. “La paura adesso è forte, abbiamo deciso che non torneremo al centro, nemmeno per le festività. – ci ha spiegato M. – Organizziamo i nostri sabati sera a casa. È un dolore, un’umiliazione. Erano tutti più piccoli di me, ma così violenti. E si ricordano di te, quindi se ti rivedono ti riattaccano. Mi sono sentito distrutto, nonostante siano passati dei giorni, temo a camminare solo dopo un certo orario. Ed è una cosa di cui non ho mai avuto paura”.

Nonostante sia stata esposta una denuncia, il ragazzo ha pochissime speranze: “Non mi aspetto che vengano trovati e puniti di conseguenza, anche perché, così piccoli, non sono perseguibili per vie legali. È il loro modus operandi, è già risaputo. Paradossalmente, se avessi reagito, sarebbe stata colpa mia. In ogni caso, spero che la mia testimonianza, assieme alle altre denunce, possa essere un fattore di spinta verso una soluzione”.

Questa è solo una di tante testimonianze, che raccontano di pestaggi immotivati e sempre più violenti. Motivo che ha spinto il questore Giuseppe Gualtieri ad organizzare un tavolo d’emergenza. È stato infatti annunciata una maggiore presenza di pattuglie e una maggiore sorveglianza, anche contro i venditori abusivi di petardi, i parcheggiatori abusivi. 

Si spera dunque in un miglioramento. Sarebbe il più bel regalo, col Natale in arrivo, poter godere di una bellissima città nel miglior modo possibile. Catania sta rinascendo, è ora che questi vecchie e ricorrenti fantasmi spariscano, lasciando il posto ad un’atmosfera moderna, luminosa e, soprattutto, vivibile.

A proposito dell'autore

Cristina Maya Rao

Classe '97, frequenta il corso di Laurea Magistrale in Scienze del Testo per le Professioni Digitali. Ama parlare di storia e cultura siciliana, ma anche di musica, arte, astronomia ed eventi: mentre scrive, impara sempre qualcosa di nuovo.