Uno studente dell’Università di Catania ha deciso di togliersi la vita, gettandosi dal balcone. È successo a Ragusa, nei pressi di via Archimede. Il ragazzo frequentava il corso triennale di “Storia, politica e relazioni internazionali” e presto avrebbe dovuto frequentare un corso magistrale a Padova.
Non sappiamo quali siano le motivazioni di tale gesto, ma sono tanti i ricordi che si stanno diffondendo in queste ore sui social, tra lo shock e l’incredulità dei colleghi.
“L’università – scrive uno studente sui social – dovrebbe insegnarti a rappresentare, un giorno, la nuova classe dirigente e invece si trasforma in una macchina meschina che non tiene conto che dentro ogni studente c’è prima di tutto la dignità. Non si può morire così! Non per degli stupidi esami o per un’istituzione che anziché formarti ti distrugge. Ciao Andrea, il tuo sorriso non verrà e non dovrà mai essere dimenticato”.
“No, non si può avere il terrore di sedersi a un esame – scrive una ragazza sui suoi social – di affrontare una bocciatura, o di trovarsi di fronte un professore più severo degli altri. La scuola e l’università dovrebbero essere una seconda casa. Caro Andrea, vorrei dirti che non hai fallito. La tua educazione, la tua gentilezza, il tuo sorriso resteranno impressi nella mia mente. Goditi la Pace e fai buon viaggio!”.
Ma c’è chi non riesce a credere che la causa siano gli esami universitari: “La tua tesi era già pronta, le materie rimanenti pochissime, la magistrale a Padova in Scienze per la cooperazione allo sviluppo già prescelta. No Andrea, ad averti spinto a ciò è stato un Dolore, un male interiore, rimasto occulto a tutti tranne che a te, un male di vivere tenue ma costante, che trova origini lontane, e che ti è cresciuto dentro fino a divorarti completamente. Io non so, nessuno di noi può sapere, cosa sia stato questo dolore talmente lancinante da non farti vedere altra luce che dentro l’oscurità permanente. E ogni qualvolta io ci pensi, anche solo per immaginarlo quel Dolore così grande, mi si riga il volto di lacrime al pensiero che ti abbia sopraffatto”.