La principessa dei briganti sarebbe la vera fondatrice del comune di Maletto, il più alto della provincia etnea e totalmente circondato da Bronte. Secondo il mito, infatti, la genesi del borgo si discosterebbe da quella comunemente riconosciuta come verità storica e sarebbe, invece, da riferire a una banda di malviventi rifugiatisi lì vicino. Questa banda di malfattori, inoltre, sarebbe stata capeggiata da una bellissima e audace principessa, rimasta ancora oggi a vigilare sulla sua Maletto.
La principessa dei briganti: storia vs leggenda
Il primo centro abitato di Maletto si sviluppò intorno al castello, fatto edificare nel 1263 circa da Manfredi di Maletto, conte di Mineo e parente dell’imperatore Federico II di Svevia. Il maniero venne innalzato su un grosso roccione e i suoi ruderi sono visibili ancora oggi. Dopo decenni di abbandono, il borgo fu ricostruito nel 1440 da principe Spadafora. L’attuale agglomerato urbano risale, per l’appunto, all’opera di quest’ultimo.
Voci popolari, tuttavia, vorrebbero una genesi differente per il piccolo comune sull’Etna. Si narra, infatti, che in epoca antica nei pressi del borgo si fosse insidiata una bella e coraggiosa principessa, Maretta, la quale era a capo di una banda di briganti. Questi rubavano e saccheggiavano le città circostanti, per poi rifugiarsi all’interno di una fortezza nel territorio di Maletto.
La principessa dei briganti governava con saggezza e magnanimità il suo strano popolo, a cui era fortemente legata. Si mormora, in effetti, che alla sua morte il suo spirito rimase ad aleggiare sulla città, proteggendola e vegliandola, e che ancora oggi ella dimori tra le rovine del castello. Stando a questa versione, quindi, il nome del comune etneo sarebbe da ricondurre alla principessa e, difatti, la sua pronuncia dialettale sarebbe proprio “Marettu”.
La principessa dei briganti: la figlia di Ermes
Un’altra versione della leggenda, così come riportato dal museo scientifico “Ludum” sulla propria pagina Facebook, indicherebbe Maretta come figlia di Ermes, messaggero degli dèi. La principessa dei briganti sarebbe, pertanto, stata una semidea, con poteri simili a quelli del padre e, cioè, dotata di una straordinaria velocità.
Si racconta che fosse talmente veloce da entrare nelle abitazioni e rubare tutto ciò che voleva senza essere vista. La sua portentosa abilità aveva, tuttavia, un costo: per mantenere le sue capacità, cioè, la fanciulla doveva mantenersi vergine. Impresa non semplice, considerata l’ammaliante bellezza della donna e le compagnie poco raccomandabili di cui di circondava.
Per amore del suo popolo, comunque, Maretta rifiutò qualsiasi corteggiamento e conservò intatta la propria virtù. Ma la violenza e la prepotenza degli uomini stava per abbattersi sulla povera principessa.
Tre malfattori, decisi a tutti i costi a violare la verginità di Maretta, interpellarono una strega perché li guidasse nell’impresa. Avvicinarsi alla bella principessa dei brinanti, infatti, non era un’impresa semplice, considerati la sua velocità e il manipolo di fedeli tagliagole che si occupavano di proteggerla.
La strega, comunque, mise a punto un piano e consigliò ai tre uomini di condurre con l’inganno la semidea alla valle del Simeto. In questo luogo sbocciavano intere distese di papaveri, noti per indurre il sonno. Una volta priva di sensi, i tre avrebbero potuto violentare Maretta. Uccisa la strega perché non rivelasse il piano, si misero all’azione.
Il tragico epilogo
Attirarono la principessa con il pretesto di farsi aiutare a trafugare un pesante forziere ricolmo d’oro, ma subito la bella semidea cadde priva di forze. Audace com’era, però, riuscì a strappare ai tre le maschere di carbone che impedivano loro di addormentarsi.
Tutti e quattro caddero, quindi, in un sonno profondo e letale, visto che morirono di inedia. Ermes non poté che raccogliere il corpo inerme della figlia e parlare con il suo spirito. Quest’ultima gli chiese di poter continuare anche da morta a proteggere la sua gente. Da allora la coraggiosa principessa aleggerebbe fiera sul borgo di Maletto.