Continua la fase discendente relativa al numero di nuovi contagi in Italia e il governo è al lavoro per decidere quale sia la mossa migliore per la cosiddetta “Fase 2”, la famosa fase di convivenza col virus che dovrebbe segnare la fine del lockdown, almeno parzialmente, e la ripresa di alcune delle attività produttive.
Stando a quanto comunica l’ANSA, il governo starebbe pensando a un piano di riaperture differenziate per macroaree a seconda della diffusione del contagio, con un monitoraggio dopo 15 giorni per verificare la tenuta del contenimento e, in caso contrario, procedere a nuove chiusure. Su questa ipotesi starebbero lavorando gli esperti, che dovranno fornire al governo gli indirizzi generali per la fine del lockdown.
Se l’ipotesi venisse accolta, l’Italia sarebbe quindi divisa in tre macroaree (Nord, Centro e Sud), in base alla diffusione del contagio. Sostanzialmente, laddove la diffusione del virus è maggiore, dovrebbero rimanere misure più stringenti, soprattutto per quanto riguarda la mobilità tra una zona e l’altra, sia all’interno delle macroaree sia tra una macroaerea e l’altra. In quelle dove invece il virus ha colpito in maniera meno importante si potrebbero prevedere riaperture più ampie. All’interno delle stesse macroaeree, inoltre, dovrebbero essere individuate ulteriori suddivisioni tra zone a maggiore e minore diffusione: al Nord, per esempio, regioni come Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, hanno una situazione diversa da Piemonte, Lombardia e Veneto.
La Regione Sicilia proprio in queste ore sta già lavorando a un piano per la “Fase 2”, che dovrebbe essere approvato da Roma. Tuttavia, il governo regionale si è già detto contrario a un nuovo prolungamento del lockdown, ragione per la quale i siciliani potrebbero essere tra i primi a ripartire se l’Italia venisse suddivisa in macroaree, anche in ragione del numero relativamente esiguo di nuovi casi.
Nella fase 2 sarà importante rafforzare soprattutto il controllo del territorio con l’identificazione rapida dei focolai, test, rintraccio e isolamento dei contatti e azioni di contenimento ed eventuale creazione di zone rosse, è il suo l’invito. “Le zone rosse – ha dichiarato l’epidemiologo Giovanni Rezza, dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) – torneranno ad essere una delle misure importanti quando non ci sarà piu il lockdown del Paese”. Il nuovo coronavirus tende a essere contagioso prima che compaiano i sintomi e poi la contagiosità tende a decrescere, ha detto l’epidemiologo Giovanni Rezza, dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nella conferenza stampa organizzata dall’Istituto. È un virus nuovo e si comporta diversamente dal coronavirus della Sars del 2003.