Precari e mal pagati: un sondaggio svela le problematicità della generazione Y, costretta a chiedere aiuti economici ai genitori e ad andare all’estero per poter sopravvivere.
Tecnologici, creativi, interconnessi e iperconnessi: sono i giovani che appartengono alla generazione dei Millennials (nati tra il 1980 e il 2000), la prima generazione della storia a nascere nel bel mezzo del mondo della tecnologia digitale. I Millennials, rappresentati oggi da coloro che vanno dai 15 ai 35 anni, sono una generazione piena di aspetti positivi rispetto alla precedente (generazione X) e alla successiva (generazione Z) per tutta una serie di caratteristiche quali l’inventiva e l’ambizione che la rendono estremamente flessibile e dinamica.
I giovani in questione, però, celano anche dei lati profondamente oscuri, lati oscuri alimentati dalla situazione di difficoltà economica in cui ancora oggi versa il nostro Paese e che colpisce soprattutto questa fascia d’età. Quella dei Millennials, infatti, è soprattutto una generazione in profonda crisi, costantemente immersa nella precarietà e nell’instabilità, una situazione che molte volte si è rivelata un punto di partenza per reagire e fare meglio; altre, invece, in cui è diventa un problema di non poco conto.
Un problema che, com’è prevedibile, si rivela insormontabile soprattutto nel mondo del lavoro: secondo un sondaggio realizzato da Eurispes, infatti, il 48,7% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha un lavoro precario, il 38% di coloro che lavorano dichiara di essere pagata in maniera irregolare e il 64% sostiene di avere serie difficoltà ad arrivare a fine mese. Ciò che ne consegue è che tre giovani su dieci oggi dipendono ancora dalla famiglia e sono costretti a chiedere, anche dopo la fine degli studi, un supporto economico ai propri genitori. Un’indipendenza economica quindi che, nonostante tutto, ha difficoltà ad arrivare e che genera inevitabilmente un senso di impotenza e frustrazione.
Da qui ad essere chiamati bamboccioni o sfigati il passo è breve e allora bisogna correre ai ripari, perché quella dei Millennials sarà pure una generazione choosy ma quando si tratta di inventarsi dei modi per (soprav)vivere c’è eccome. Il problema è che anche i ripari spesso scarseggiano e le possibilità di scelta sono veramente poche. L’unico modo per sfuggire da questa situazione finché rimarrà tale sembra, infatti, quello di andare a lavorare all’estero, dove i giovani hanno ormai capito di poter essere valorizzati come meritano o, se non altro, meglio che in Italia. A conferma di ciò, il 55,4% dei giovani intervistati da Eurispes dichiara di essere disposto a lasciare l’Italia con lo scopo di tentar fortuna in altri Paesi.
Dei numeri che si rivelano dannosissimi per l’Italia che, perdendo sempre più giovani laureati perde quella che dovrebbe essere la fonte principale e inesauribile di ricchezza culturale e, di conseguenza, economica. Una perdita che all’Italia potrebbe costar caro, rischiando di diventare, come già si sente nell’aria da un pezzo, un vero e proprio Paese per vecchi.