Tra i film in concorso alla settantaquattresima edizione del Festival del Cinema di Venezia c’รจ anche un pezzo di Catania. Infatti, il regista catanese Sebastiano Riso concorre al Leone d’oro con il suo Una famiglia,ย film che tratta un tema difficile e oscuro, sul corpo delle donne e sul controverso tema della compravendita di bambini.
Un regista catanese in concorso alla gara di uno dei festival cinematografici piรน importanti e aspettati. Alla settantaquattresima edizione del Festival del Cinema di Venezia concorre anche Sebastiano Riso, il regista catanese a cui piace dare voce alle storie che solitamente rimangono nell’ombra, tra le insenature della societร .
Con Una famiglia, proiettato ieri al Festival,ย il regista originario di Catania ha voluto affrontare ย la narrazione di “una storia che si interroga sul concetto di famiglia oggi nel nostro Paese, e quanto sia difficile adottare un bambino in Italia, sia che tu sia single, omosessuale o semplicemente un marito e una moglie che non hanno ottenuto i requisiti” , come spiegato da Riso alla stampa.
Il regista catanese non รจ alle prime armi con la narrazione di trame che ruotano attorno all’archetipo della madre. Una figura che a Riso non piace idealizzare, anzi. Preferisce dipingere personaggi che profumino di vero. Un vero che, con gli occhi di Riso, spesso corrisponde ai tratti della disperazione e che ha radici tra le strade in cui nulla รจ alla luce del sole e tutto rimane nascosto agli occhi di una societร che sembra cieca, che sembra voler non pensare all’esistenza di questi altri mondi. Infatti il catanese sostiene cheย “tutte queste madri le ho scelte, le ho volute, le rincorro; non amo le eroine, preferisco queste donne disgraziate, piรน sono disperate e piรน vengono da mondi subalterni, piรน voglio difenderle e farmene portavoce. Il cinema in qualche modo ti dร l’occasione per dare voce a chi non ce l’ha. Questa รจ una mamma bambina, a mala pena sa essere madre di se stessa, si abbraccia in questo giubbottino di lana cotta rosa che le vediamo addosso per tutto il film come se tenesse in grembo se stessa. Maria sembra non avere un passato e sembra essere schiava di quell’uomo che รจ amante, marito, amico, carceriere, ma in realtร fa parte di un progetto che non ha deciso ma ha accettato. Fin dalla prima scena del film lei sta meditando di emanciparsi e ribellarsi, sarร libera solo quando riuscirร a liberarsi dal reiterarsi del doloroso percorso di sesso, gravidanza, espulsione e vendita di questi bambini”.
La protagonista femminile dell’opera di Riso รจ interpretata da Micaela Ramazzotti. L’attrice ha espresso un grande apprezzamento nei confronti del regista, non solo professionale e haย speso parole di ammirazione nei confronti di Riso:ย “Sebastiano ha nei miei confronti un entusiasmo che mi commuove” specificando che ย “la sua spudoratezza mi fa essere spudorata, la sua libertร mi libera. Nei miei film precedenti sono stata sempre la bambina dei grandi maestri con cui ho lavorato, qui invece mi sento la donna accanto al giovane regista, piรน giovane di me. Su questo set mi sono sentita accolta e amata. Gli attori hanno sempre un’autostima molto bassa e invece alla fine della giornata di riprese io ero alle stelle per come mi faceva sentire: bella, bravissima. Arrivavo a casa la sera e pensavo di essere come Meryl Streep, poi mi davo dell’idiota e mi dicevo: oddio Micaela che scema che sei, non lo dire a nessuno. Ti prendono per pazza”.
Critica meno entusiasta. Il film di Riso, proiettato per la prima volta ieri, ha suscitato solo tiepide reazioni, sia in caso di pollici verso l’alto che di quelli verso il basso. Non รจ mancato qualche manifestazione di disapprovazione, pochi gli applausi. Ad ogni modo, il Festival di Venezia si conferma essere un banco di prova importante per il regista 35enne catanese, che aveva giร realizzato il suo debutto internazionale nel 2014 a Cannes, durante laย Semaine de la Critique, presentando ย la storia di un giovane transgender in fuga, con il filmย Piรน buio di mezzanotte.ย