Il Consiglio regionale pugliese ha finalmente approvato la legge contro l’omotransfobia e contro la violenza di genere. Dopo oltre 8 anni di tentativi falliti è finalmente operativa la legge sui diritti Lgbtq+ che garantisce la parità di trattamento in riferimento all’orientamento sessuale e alle variazioni nelle caratteristiche di sesso delle persone. La Puglia si unisce quindi alle 7 regioni italiane in cui esistono già leggi contro le discriminazioni sessuali e d’identità di genere, tra cui la Sicilia.
Un passo avanti contro le discriminazioni
La legge, come quelle già approvate da altre regioni, punta a prevenire e contrastare le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dalle variazioni nelle caratteristiche di sesso, affermando l‘impegno attivo della Regione.
La normativa si articola in vari punti focali, che spaziano dalle politiche del lavoro fino alla sanità:
- Verranno promosse specifiche politiche di lavoro, di riqualificazione professionale e di inserimento lavorativo. Verranno istituiti corsi di formazione per i lavoratori e per le aziende, in modo da sensibilizzare al tema e i diritti Lgbtq+.
- La normativa prevede attività di formazione scolastica, per insegnanti, studenti e genitori in materia di prevenzione del bullismo e del cyberbullismo. Si pensa anche alla possibilità di potenziare gli sportelli d’ascolto nelle scuole.
- La legge si occuperà anche della promozione di eventi sociali e culturali, con lo scopo di sensibilizzare al rispetto delle persone indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
- Sono poi previsti interventi in materia socio-sanitaria e socio-assistenziale, sia di informazione che di consulenza a sostegno delle persone omosessuali, transessuali, transgender e intersessuate.
- La Regione promuoverà poi il soccorso, il sostegno e l’accoglienza delle vittime di violenza o discriminazione.
- Infine, sarà istituito un tavolo tecnico per le pari opportunità e per il contrasto delle discriminazioni e delle violenze.
Anche il Corecom, organo di consulenza regionale in materia di comunicazione, si occuperà di visionare la programmazione radiotelevisiva regionale e locale sui contenuti eventualmente discriminatori.
L’iter di approvazione: una battaglia lunga 8 anni
Dopo oltre 8 anni di tentativi, la legge sui diritti Lgbtq+ è stata approvata grazie alla maggioranza di centrosinistra, che con un subemendamento sostitutivo dell’intera legge è riuscita a superare l’ostruzionismo del centrodestra:
“Abbiamo fatto quello che il governo nazionale non ha voluto fare bocciando la legge in Parlamento, abbiamo voluto una legge contro le discriminazioni e contro la violenza, affinché ciascuno e ciascuna si sentano liberi di amare chi vogliono e vedano riconosciuti gli stessi diritti. Ci rendiamo conto che una legge non è sufficiente da sola a cambiare il modo di vivere ed educare che troppo spesso sfocia in violenza. Ma serviva un indirizzo, un simbolo, una bandiera“. Afferma la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone.
Antonio Rotelli, giurista e specialista, che ha redatto personalmente il fondamento di questa legge dichiara invece: “La questione intersex rimane sempre ai margini, in questo caso si è voluta affrontarla di petto. Dal momento che la sanità è di competenza regionale, la Regione deve assumersi la responsabilità di tutelare sin dalla nascita tutte quelle persone quali che siano le caratteristiche con cui nascono”.
«Tuttavia», sottolinea Rotelli «bisogna vedere come questa legge verrà applicata. Anche nella classe medica c’è poca cultura su questo tema. Adesso c’è la legge ma bisogna costruire. Posto che il diritto all’integrità fisica della persona è garantito dalla Costituzione. Qui la Regione fa un passo in più prendendo atto che esistono queste persone e che bisogna affrontare delle politiche anche per loro che vanno dalla garanzia effettiva di salute quanto a predisporre interventi di inclusione».
La legge in Sicilia approvata nel 2015
Sono 8 adesso le regioni che hanno una legge a tutela delle discriminazioni, e tra la Toscana, l’Umbria, l’Emilia-Romagna, la Liguria, il Piemonte, la Campania, le Marche e la Puglia c’è anche la Sicilia, che ha approvato la normativa nel marzo del 2015.
Il 4 marzo 2015 resta infatti una data memorabile per il movimento Lgbtq+ siciliano: con 50 voti favorevoli, 15 astensioni e soli 5 voti contrari fu approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, il parlamento più antico d’Europa, la legge “Norme contro la discriminazione determinata dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Istituzione del registro regionale delle unioni civili.” Questa norma rappresentò un importante passo avanti nella lotta contro l’omofobia e la transfobia, introducendo misure per contrastare e prevenire ogni forma di discriminazione.
Da quando è stata approvata, ha senza dubbio avuto un impatto significativo e positivo per la regione, sensibilizzando la società su temi quali la diversità e l’inclusione. Rappresenta inoltre un modello legislativo per le altre regioni italiane, rafforzando così l’impegno della nazione nella tutela dei diritti umani.
Chi sarà la prossima Regione?
Dopo la Puglia la prossima regione in lista per l’approvazione di una legge contro le discriminazioni sembra essere la Sardegna. La consigliera regionale del Pd Camilla Soru ha presentato una proposta di legge, sottoscritta da tutti i consiglieri di maggioranza, contro l’omotransfobia.
“E‘ un provvedimento di civiltà che vuole offrire a tutti la possibilità di vivere la propria affettività pienamente, senza necessità di rinnegarla o nasconderla. Con questa Proposta di legge vogliamo colmare un vuoto legislativo, fare sentire le persone al sicuro e consapevoli che la Regione Sardegna sente l’urgenza di schierarsi al loro fianco. Siamo partiti proprio dai modelli di queste Regioni e da una lavoro svolto dalle associazioni Farmacia politica, ARC, CGIL nuovi diritti, SPQR, AGeDO, UniCa LGBT, MOS e Famiglie Arcobaleno per elaborare questa proposta di legge che dalle prossime settimane sarà all’esame della commissione“.
Queste le parole della consigliera Soru, che sottolineano la necessità di un’azione rapida e tempestiva per sostenere i diritti della comunità Lgbtq+ in Sardegna.