Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, un’indagine sul mercato del lavoro ha evidenziato come, a causa del dilagare del rischio epidemiologico e conseguente lockdown, gli occupati sono scesi di 470 mila unità rispetto al primo trimestre e di 841 mila unità rispetto al secondo trimestre 2019: in confronto ai dati raccolti lo scorso anno, infatti, i dipendenti a termine sono diminuiti di 677 mila unità (-21,6%) mentre gli indipendenti hanno perso 219 mila unità (-4,1%) a fronte di un -3,6% dell’occupazione complessiva.
Oltre a precisare come tale crollo statistico sia dovuto prevalentemente al calo dei lavoratori a termine e degli indipendenti, l’Istat ha evidenziato che i dipendenti stabili sono aumentati su base tendenziale di 55 mila (+0,4%) ma fondamentale notare che, nel periodo considerato, era in vigore il blocco dei licenziamenti, una delle misure disposte dal governo per arginare le difficoltà derivanti direttamente dalla chiusura totale.
Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni scende al 57,6%: meno di 6 persone su 10 hanno un impiego. Sembra, però, che la crisi non colpisca tutti allo stesso modo: “L’Istat comunica che nel secondo trimestre di quest’anno sono stati perduti oltre 840mila posti di lavoro – asserisce in post Facebook Enrico Mentana -. Ecco, quasi metà di questi nuovi disoccupati sono under 35″.
Il giornalista ha dunque svelato un ulteriore aspetto di criticità nascosto tra i bilanci dell’Istat: è scomparso il lavoro per un giovane sotto i 35 anni su dodici. “Una dinamica suicida” occultata da silenziosa omertà quella messa in luce da Mentana, un sistema che sceglie di sacrificare chi gode già di meno tutele. “Il sistema – continua Mentana sulla sua pagina Facebok –, anche nelle maggiori criticità, sceglie di sacrificare chi ha già meno tutele, non considerando i giovani portatori di alcun valore aggiunto. Una dinamica suicida, silenziosamente accettata da tutti”.
Sebbene il crollo del tasso di disoccupazione (-0,9 rispetto rispetto al primo trimestre e -2 rispetto al secondo trimestre 2019), possa sembrare un’ottima notizia, in verità la realtà sembra essere ugualmente critica: la flessione, infatti, è legata solamente all’aumento dell’inattività causata dalla pandemia. Nel complesso i disoccupati sono poco più di 2 milioni (2.057.000). Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono aumentati di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre e di 10 punti rispetto al secondo trimestre del 2019, superando i 14 milioni.