“Smart working: bisogna regolamentarlo”. Nel corso di un dibattito al Meeting di Comunicazione e Liberazione a Rimini, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, ha espresso alcune preoccupazioni in merito allo smart working, sostenendo che esso “non può eliminare limiti di orario e stravolgere garanzie salariali”.
Il segretario ritiene sia necessario “un nuovo statuto dei lavoratori che metta il lavoro al riparo dalle distorsioni generate dalla flessibilità, dalla precarietà e dalla deregulation“.
Secondo Landini, lo smartworking e tutto ciò che ne consegue può continuare ad esistere ma va ri-regolarizzato. “Se uno usa lo smart working per raccontarmi che non c’è più l’orario, non ci sono più le maggiorazioni, che non ci sono più gli straordinari, allora io ribatto che mi sta prendendo in giro“, sostiene il segretario Cgil.
“Siccome la stessa persona dovrà lavorare in determinate condizioni, il problema è mettere la persona nelle condizioni di poter avere quella libertà e quell’autonomia nel lavoro che gli permetta di raggiungere dei risultati, ma anche di poter essere pagato per quello che fa e nella nuova misura in cui la fa. Per questo penso che i contratti nazionali di lavoro siano importanti”.
Smart working: le proposte di Landini
Il segretario della Cgil, poi, fa riferimento all’associazione degli industriali italiani affermando: “Nella sanità privata il contratto è scaduto da 12 anni, c’era già una pre-intesa, poi Confindustria ha deciso di non firmarlo. Mesi fa dicevamo che erano i nuovi eroi, adesso si sono già scordati tutti.“
A questo punto Landini lancia due proposte. La prima proposta fa riferimento alle forme di decontribuzione. Secondo Landini è necessario che alla decontribuzione sia anche associato l’obbligo di applicare i contratti di lavoro nazionali con minimi salariali, ferie, turni, eccetera.
La seconda proposta sullo smart working riguarda, invece, il raggiungimento di una parità di diritti e tutele di tutte le tipologie di lavoratori. Landini propone, quindi, una legge che stabilisca che tutte le persone che lavorano abbiano gli stessi diritti e le stesse tutele anche se non sono lavoratori subordinati.