Scoperchiato un vero e proprio sistema che consentiva ai “clienti” di alcuni medici del catanese di ottenere la pensione di invalidità non rispettandone i requisiti tramite delle false certificazioni. La polizia giudiziaria in mattinata ha eseguito sei ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti medici, ma gli indagati sono in tutto 21. Dei destinatari, due sono in carcere, tre ai domiciliari e uno non potrà esercitare la professione per un anno.
Truffa pensioni invalidità: i professionisti coinvolti
Si tratta, in particolare, di:
- Giuseppe Blancato ( del 1951), custodia cautelare in carcere;
- Antonino Rizzo ( del 1961), custodia cautelare in carcere;
- Sebastiano Pennisi ( del 1962) arresti domiciliari;
- Carmelo Zaffora ( del 19)59, arresti domiciliari;
- Filippo Emanuele Natalino Sambataro (del 1958) arresti domiciliari;
- Innocenza (detta Barbara) Rotundi ( del 1965), divieto di esercitare l’esercizio della professione medica per mesi dodici.
I destinatari della misura cautelare sono stati sottoposti a indagini dall’ottobre 2018 al gennaio 2020. Il loro, stando a quanto si legge all’interno di una nota dei carabinieri, era un “articolato quanto fraudolento sistema criminale diretto a far conseguire ai loro assistiti, generando certificazioni ideologicamente false e amplificando la portata di talune patologie, le indennità di accompagnamento e/o pensioni di invalidità, nonché tutti i conseguenti benefici previsti dalla L. 104/92 a favore di soggetti che, diversamente, non ne avrebbero avuto diritto”.
Tramite questo sistema, i personaggi coinvolti sono riusciti a realizzare cospicui profitti alle parti interessate, vale a dire agli stessi sanitari e ai loro assistiti, procurando, di contro, un notevole danno all’erario, ancora non quantificato.
Falsi invalidi: il sistema della truffa
Tramite le indagini, è stato scoperto il funzionamento del sistema. Si trattava di un collaudato meccanismo con al centro i dr. Rizzo e dr. Blancato, i quali si avvalevano di una fitta rete di colleghi e altri specialisti che compilavano, dietro compenso, certificazioni false volte ad attestare patologie inesistenti o comunque difformi rispetto alla reale gravità delle stesse.
Gli stessi assistiti venivano poi istruiti dai medici affinché nel corso delle visite di accertazione accentuassero le loro patologie, in particolare quelle riguardanti problemi di deambulazione o capacità cognitive, anche utilizzando in modo inappropriato presidi sanitari, così da ingannare la Commissione istituita dall’Asp di Catania e, in sede di revisione, la Commissione Sanitaria dell’Inps di Catania.
Il sistema elaborato ha consentito ai due ideatori di garantirsi entrate supplementari nell’ordine di migliaia di euro mensili. Agli assistiti, invece, è servito a ottenere importanti privilegi economici e lavorativi (pensioni privilegiate, esenzioni varie, benefici anche verso terzi congiunti ecc..). Nel complesso, le indagini hanno portato alla scoperta di complessivi 12 casi di falsi invalidi e di elementi di accusa nei confronti di 21 soggetti (assistiti e altri medici).