L’istituto nazionale di statistica (Istat) ci ha offerto un nuovo quadro della situazione migratoria, con un rapporto appunto sulla mobilità interna e sulle migrazioni internazionali della popolazione residente. Un rapporto che, purtroppo, non ha portato buone notizie.
Infatti, secondo i dati offerti dall’Istat, la “fuga di cervelli” è in netta crescita. Nel 2017, la fuga di laureati ha avuto un incremento del +4% rispetto al 2016. Negli ultimi cinque anni sono oltre 244 mila i giovani sotto i 25 anni che hanno lasciato il Paese, di cui il 64% con titolo di studio medio-alto. In particolare, sono 156 mila i diplomati e i laureati che hanno deciso di lasciare l’Italia in questi ultimi 5 anni: solo nel 2017, i “fuggitivi” sono 33 mila diplomati, insieme ai 28 mila laureati.
Dal punto di vista delle migrazioni internazionali, ciò è dovuto proprio perché il Belpaese non riesce ad offrire delle opportunità ai giovani, a causa dell’andamento negativo del mercato del lavoro interno. Inoltre, a spingere i giovani a partire è la visione globalizzante del lavoro specializzato.
Dati che non migliorano se spostiamo la lente d’ingrandimento all’interno della stessa Italia. Tra negli ultimi 20 anni, confermano i dati Istat, la perdita netta di popolazione nel Sud, dovuta ai movimenti interni, è stata pari a un milione 174 mila unità. Resta dunque stabile la fuga dal Mezzogiorno d’Italia, verso il centro e il settentrione del Paese.