Nella prima mattinata del 26 aprile 2025, intorno alle 5, un gruppo di persone queer è stato aggredito verbalmente e fisicamente all’interno di un fast food in piazza Alcalà, a Catania. La notizia è stata diffusa da Argigay Catania.
Le prime ricostruzioni
Secondo quanto riportato dall’associazione, il gruppo di ragazzi stava semplicemente consumando il loro pasto e chiacchierando ad alta voce, ma la loro presenza sembrava infastidire gli aggressori. Questi ultimi, esprimendo disprezzo per le conversazioni in corso, hanno iniziato a inveire contro di loro con frasi del tipo: “Smettete di parlare di questa schifezza, stiamo mangiando”. Gli insulti sono presto degenerati in violenza fisica, con alcuni individui che hanno aggredito il gruppo con pugni, schiaffi e oggetti come sgabelli e caschi. Una ragazza, cercando di difendere le vittime, ha usato uno spray al peperoncino contro gli aggressori. Un altro gruppo di persone queer, presente nello stesso locale, sarebbe stato coinvolto nell’incidente e si sarebbe trovato a sua volta nel bel mezzo dello scontro.
Secondo quanto riferito da Arcigay Catania, tra le frasi pronunciate dagli aggressori nei confronti dei ragazzi ci sarebbero state espressioni minacciose come “Ti sparo in testa” e “Li voglio macinare”. Le persone vittime dell’aggressione hanno chiesto l’aiuto sia del personale del fast food che delle forze dell’ordine. Tre dei feriti sono stati medicati presso l’ospedale San Marco per le contusioni subite. Sul luogo dell’incidente sono arrivati gli agenti della questura di Catania per gestire la situazione.
Catania, una città non sicura e violenta
“Oltre ai traumi fisici, a questi ragazzi rimarrà la consapevolezza di non vivere in una città sicura per le persone Lgbtqia+. Esprimiamo solidarietà alle vittime – aggiunge Arcigay Catania – e ci mettiamo a loro disposizione, reagiamo insieme a loro che hanno avuto anche la forza di denunciare, perché la violenza omofoba non è mai casuale e anche mangiare un panino con gli amici e chiacchierare insieme a loro può diventare un atto che qualcuno vuole impedirci di vivere. Ma la nostra socialità non può esserci negata, non lo permetteremo. Se gli spazi che viviamo non sono sicuri li renderemo tali”.
“Desidero esprimere la gratitudine mia e di Arcigay – aggiunge Vera Navarria, presidente di Arcigay Catania – alla giovane donna che è intervenuta in soccorso delle vittime, evidentemente riconoscendo che la violenza patriarcale che ha colpito i ragazzi è la stessa che subiscono le donne, e contro cui chiediamo a gran voce educazione e interventi concreti nelle scuole”.