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Lavoro, in Sicilia crisi nera: “A rischio 150 mila posti di lavoro”

negozi aperti 24 dicembre
Sicilia che rischia di perdere 150 mila posti di lavoro a causa della pandemia, che ha aggravato la situazione nell'Isola, già ultima in Italia per reddito pro-capite.

Emergenza lavorativa in Sicilia, dove gli effetti del lockdown si fanno sentire e sono a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro, in una situazione che già in precedenza era critica. “In Sicilia – denunciano i sindacati confederali – il 47% delle famiglie vive unicamente di lavoro a tempo determinato. Gli occupati sono poco più di un milione 300 mila. E per effetto di una pandemia che ha determinato l’aggravamento della precarietà sociale, con pesanti ricadute su famiglie e imprese, a rischio sono 150 mila posti. Sullo sfondo di un’economia che da trent’anni lascia l’Isola ultima in Italia per reddito pro-capite. E vede il Sud ipotecato da ritardi strutturali appesantiti ora dalla più grande crisi dal secondo dopoguerra”.

I sindacati si sono riuniti ieri mattina a Palermo, dove si è svolta la prima manifestazione regionale all’aperto dopo il lockdown Covid, nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale intitolata Ripartire dal Lavoro.

In Sicilia il raduno s’è svolto nel Foro Italico di Palermo. In un’area delimitata. Dal palco si sono alternati i segretari di Cgil Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone. E nove delegati in rappresentanza dei diversi settori dell’economia, i quali hanno puntato i riflettori sulle principali vertenze in corso: dalla scuola alla sanità al commercio alle questioni dell’edilizia e dell’agricoltura, ai temi che riguardano i pensionati, i giovani e la pubblica amministrazione. Ha moderato Salvo Toscano, direttore di Livesicilia.it. Gigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl nazionale, ha tirato le fila di interventi e manifestazione.

Cgil Cisl e Uil, a Palazzo d’Orleans hanno chiesto un tavolo permanente che abbia all’ordine del giorno i temi dello sviluppo. E dei ritardi di sviluppo. “Perché le imprese e i lavoratori siciliani – hanno reso noto – rischiano quattro volte di più che nel resto d’Italia. La Sicilia ha bisogno di modernizzazione e sburocratizzazione, hanno detto. E ha bisogno che governo e parti sociali, assieme, definiscano obiettivi, tempi, risorse e priorità degli investimenti cui dare corso nei prossimi mesi”.

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