Alcune voci popolari di Messina narrano l’esistenza di un’Atlantide siciliana, un antico centro urbano sprofondato tra le acque e conosciuto come la città sommersa di Risa. Al di sotto della superficie del lago di Faro, presso Capo Peloro, la sagoma di ruderi bianchi sembrerebbero suggerire in quel luogo la presenza nell’antichità di una sviluppata civiltà, dimenticata dal tempo. Secondo gli abitanti più anziani della zona, basterebbe immergersi appena più in profondità per poterne sfiorare le mura e i tetti delle case.
La città sommersa di Risa: un’antica urbe sul fondo di Capo Peloro
Nei pressi della punta più estrema della Sicilia nord-orientale, nota come Capo Peloro, tra bellissimi paesaggi, sabbia e mare cristallino si annidano miti ed enigmi, che s’intrecciano con la natura e la cultura del luogo. Qui, tra le acque salmastre del Pantano piccolo, vale a dire il lago di Faro, si nasconderebbe una città perduta tra le pieghe dei secoli e nascosta negli abissi dello specchio d’acqua.
Si narra che la città di Risa, chiamata così forse in onore della principessa che la governava, fosse stata costruita con una pietra bianchissima, di cui erano composte persino le robuste mura di cinta. Sembra che fosse una terra fertile e che rappresentasse un cruciale crocevia per gli scambi commerciali e culturali tra le popolazioni autoctone dell’Isola pre-ellenica. Questo la rendeva un centro urbano fiorente ed evoluto, culla di una civiltà ricca e sviluppata.
Un giorno, tuttavia, un violentissimo sisma si scagliò contro la città di Risa e i suoi abitanti, che sprofondarono entrambi nelle viscere della terra, creando una vasta depressione del terreno. Con il passare del tempo, la gigantesca pozza fu riempita dalle precipitazioni, lasciando il posto a una piccola laguna di natura piuttosto salmastra e di forma tondeggiante.
La città sommersa di Risa: le credenze di Capo Peloro
Secondo alcuni di coloro che abitano nei pressi del lago, non sarebbe in realtà particolarmente complesso riuscire a raggiungere le rovine dell’antico centro. I più anziani, infatti, sosterebbero che, nuotando appena più in profondità in quelle acque lagunari, sarebbe già possibile sfiorare i resti di quella misteriosa civiltà. Riuscire a scorgerla in maniera nitida sarebbe, tuttavia, l’impresa più difficoltosa, poiché il fango, sollevato dal movimento dell’acqua, ne impedirebbe una buona visuale.
Nelle giornate particolarmente terse, comunque, sembrerebbe davvero di poter scorgere sul pelo dell’acqua la sagoma di una massa solida di colore bianco depositata sul fondo della pozza. La leggenda, in questo caso, si intreccerebbe anche all’evidenza storica. Pare, in effetti, che in età settecentesca alcuni potenti gestori fecero dei lavori di bonifica nella zona dello Stretto, interessandosi anche del lago di Faro e del suo vicino, quello di Ganzirri. In quell’occasione, nel Pantano Piccolo, si racconta che furono ritrovati reperti di una civiltà pre-ellenica.
Il fascino enigmatico di questo lago non si esaurisce qui e anzi si vocifera anche che, nelle notti di burrasca, la campana della città sommersa di Risa si senta risuonare, come allarme per i pescatori in mare. Un’altra versione, infine, vuole che sia la stessa principessa Risa a suonare la campana per dar sfogo alla sua inquietudine e farsi compagnia nelle notti senza pace.