Università di Catania

Miur: al Sud voti massimi alla maturità, ma non alla laurea

laurea
Lo studio che ha seguito la carriera universitaria dei ragazzi diplomati con 100 o 100 e lode sta dando i suoi risultati. E non sono come si speravano.

Stupiscono ancora i dati dello scorso anno, secondo i quali i voti massimi alla maturità erano in maggior numero al Sud, con una fetta davvero minuscola rimasta al Nord. Sono altresì memorabili i 944 studenti pugliesi da 100 e Lode, che hanno sbaragliato le più rinomate scuole milanesi.

Già da qualche anno si prova a seguire la carriera universitaria di questi “superbravi” e, finalmente, stanno arrivando i primi dati. Inaspettati, in realtà, perché le cifre da capogiro iniziali si riducono a drasticamente (dal 54% al 47%), mentre crescono nuovamente nelle città del Nord (fino al 54%), crollando nel considerare gli studenti del sud che vanno a studiare nel settentrione (meno del 37%).

Da qui, le controversie: com’è possibile che degli studenti tanto valenti, non riescano a mantenere il loro tono di studio una volta terminata la maturità? Sono forse ingigantiti i voti, rispetto al dovuto? Come dichiarato da Antonello Giannelli, presidente dell’ANP, su Repubblica.it “le condizioni di contesto (e dunque socio economiche) al Sud sono parecchio diverse rispetto al Nord, e se i docenti nella valutazione sono un po’ più indulgenti è umanamente comprensibile.”

“Questi numeri sono coerenti con i nostri dati – afferma Paolo Mazzoli, direttore Invalsi – : bambini e studenti che primeggiano al Nord e che arrancano al Sud. Ovviamente non vuol dire che i ragazzi meridionali sono meno intelligenti degli altri. Vuol dire semplicemente che le scuole hanno lavorato in maniera diversa. E un 100 o 100 e lode al Sud potrebbe essere stato valutato con un po’ più di generosità perché magari lo studente spicca di più rispetto ai compagni di classe”.

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Inoltre, non bisogna dimenticare che le scuole lavorano “in base alle condizioni di contesto in cui opera. Non mi scandalizza affatto se le commissioni e i docenti al Sud fossero di manica più larga rispetto al Nord, perché magari nella valutazione premiano gli sforzi profusi oltre che le conoscenze”.

Ci si continua, dunque, a trovare di fronte alle numerose controversie tra scuole del nord e del sud. Difficile poter stabilire chi abbia ragione e chi abbia torto; eppure, lasciar parlare i dati crea una confusione che spesso rimane irrisolta. C’è infine da chiedersi se sia davvero essenziale questa “sfida” eterna tra scuole ed università del meridione e del settentrione, se non si potrebbe semplicemente andare avanti nel cercare di formare la propria carriera al meglio possibile con le valutazioni migliori possibili, indipendentemente dagli standard previsti.