Il consumo di suolo in Italia rappresenta una delle emergenze ambientali più gravi e sottovalutate: Secondo il report del WWF Italia, basato sui dati ISPRA-SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, nel 2024 quasi 84 km quadri sono stati trasformati in superfici artificiali, con un consumo netto superiore a 78 km quadri. Si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio, con un incremento del 15,6% rispetto al 2023. Le coperture artificiali ora occupano oltre 21.500 km quadri, pari al 7,17% del territorio nazionale, contro una media europea del 4,4%.
Il suolo: infrastruttura naturale e serbatoio di vita
Il suolo non è solo il supporto fisico della vita: è un serbatoio di biodiversità, un regolatore del ciclo dell’acqua e la prima linea di difesa contro fenomeni estremi come erosione, alluvioni e siccità. La cementificazione compromette queste funzioni essenziali: un suolo impermeabilizzato non trattiene più l’acqua, non cattura carbonio, non può essere coltivato e non ospita più organismi viventi, impoverendo l’intera rete ecologica da cui dipendono anche l’agricoltura e le comunità umane.
Impatti sulla biodiversità e frammentazione del territorio
La frammentazione derivante dalla cementificazione riduce la connettività tra habitat, danneggiando specie selvatiche e diminuendo la diversità genetica: Il risultato è un sistema naturale più fragile, con effetti diretti su agricoltura, ecosistemi e resilienza climatica, circa 20 ettari al giorno vengono trasformati, soprattutto in zone costiere e pianeggianti. Oggi oltre il 42% del territorio nazionale presenta elevata frammentazione ecologica, mentre nelle città le isole di calore registrano differenze termiche superiori ai 10°C rispetto alle aree rurali. Dove la copertura arborea supera il 50%, le temperature urbane possono diminuire fino a 2°C.
Anche le aree protette non sono immuni
Le aree protette italiane, considerate “casseforti del suolo”, subiscono perdite minori, ma non sono al riparo: nel 2024 si sono persi 81 ettari, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. La rete Natura 2000 mostra tendenze analoghe (+14%). Tuttavia, il tasso di consumo in queste aree rimane molto più basso rispetto alla media nazionale, confermando l’importanza delle aree protette per la conservazione degli ecosistemi.
Prevenzione e ripristino: le soluzioni del WWF
Per contrastare il consumo di suolo, il WWF indica alcune priorità concrete:
- Legge quadro sul consumo di suolo: basata sul principio del “Bilancio zero del consumo di suolo”, promuove riuso e rigenerazione di aree già urbanizzate, consentendo nuove urbanizzazioni solo in caso di reale insufficienza di riuso di edifici dismessi.
- Attuazione della Direttiva europea n. 2025/2360: mira a costruire un quadro comune per il monitoraggio della salute del suolo e a migliorare la resilienza del territorio.
- Ripristino dei territori degradati: soprattutto nelle aree urbane, periurbane e costiere, dove il potenziale di recupero ecologico e riduzione dei rischi è massimo.
- Implementazione della Restoration Law europea: introduce obiettivi vincolanti di ripristino degli ecosistemi terrestri, agricoli e urbani, obbligando gli Stati membri a riportare aree degradate a uno stato di salute ecologica misurabile.
L’appello urgente del WWF
“Il consumo di suolo è la vera emergenza del nostro paese e deve diventare una priorità strategica non più rinviabile. L’Italia sta vivendo un’accelerazione delle trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali che mette a rischio ecosistemi, sicurezza dei territori e qualità della vita. Serve una legge chiara per fermare l’ulteriore artificializzazione e rigenerare i contesti più degradati”, dichiara Alessandra Prampolini, direttrice generale del WWF Italia.
Fermare il consumo di suolo significa proteggere la biodiversità, mitigare i rischi idrogeologici e garantire la qualità della vita delle future generazioni. Il tempo per agire è ora, prima che ogni ettaro perso diventi irreversibile.












