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La Sicilia si posiziona seconda nella classifica nazionale per i reati ambientali: i dati sono forniti dal report Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente con il sostegno di Novamont e edito da Edizioni Ambiente.
Rapporto Ecomafia 2022: i dati
Nel 2021, i reati contro l’ambiente non scendono al di sotto dei 30mila illeciti (accertati 30.590), registrando una media di quasi 84 reati al giorno, circa 3,5 ogni ora: nonostante la leggera flessione del -12,3% rispetto ai dati del 2020, dunque, continua a restare alto.
Crescono però gli arresti, toccando quota 368, +11,9% rispetto al 2020. Sono 59.268 gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno, 6,7 ogni ora. Questi, sommati ai reati ambientali, raccontano di un’Italia dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente, e ad agevolare questa ondata di reati è lo strumento della corruzione: 115 le inchieste censite da 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri.
La situazione in Sicilia
“Mentre il dato complessivo nazionale, dopo alcuni anni sempre in crescita- dichiara Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia- registra una flessione dei numeri della criminalità ambientale rispetto al 2020, la Sicilia purtroppo rimane sempre ai primi posti in Italia, insieme alla Campania, alla Puglia e alla Calabria, sia per numero di reati commessi sia per quanto riguarda il numero di denunce e di arresti.
Uno dei dati nazionali in netta crescita rispetto all’ultimo Rapporto, soprattutto per quanto riguarda la Sicilia, è purtroppo quello degli incendi, che devastano i nostri territori e contribuiscono alla perdita di biodiversità delle nostre aree naturali, causando anche tragedie insopportabili come quella avvenuta a Linguaglossa che è costata la vita ai due poveri piloti del canadair impegnato nello spegnimento– ricorda ancora Alfieri-. Proprio dal tema degli incendi partiremo nelle prossime settimane lanciando una nostra campagna dedicata, oltre a proseguire il lavoro di sempre dedicato al contrasto alle illegalità ambientali ed alla formazione ed educazione ambientale”.
Per quanto riguarda gli incendi, infatti, la Sicilia ha il primato, sia come numero di reati (993), sia come ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51,3% del totale nazionale).
La criminalità ambientale in numeri
Sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa a subire il maggiore impatto dell’ecocriminalità, anche nel 2021. Si tratta di: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, in cui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto.
Il ciclo del cemento guida la “classifica” delle filiere illegali, con 9.490 reati (31% del totale), ma il maggior numero di arresti (287), riguarda il ciclo dei rifiuti, con un dato in crescita del 25,9% rispetto al 2020, così come quello dei sequestri (3.745, con un incremento del 15%). La Sicilia, come nel 2020, si colloca al secondo posto della classifica nazionale con 3.530 reati (l’11,5% del totale nazionale), dopo la Campania. Da segnalare la provincia di Messina, assente dalla classifica dello scorso anno e che si colloca al quinto posto, subito dopo Salerno, con 798 reati ambientali accertati. La provincia di Palermo è seconda in Sicilia per numero di reati contestati, pari a 458.
La criminalità economica
Dal 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, Legambiente ha rilevato 115 inchieste nelle quali si è riscontrato che le tangenti hanno facilitato l’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti, piuttosto che per la realizzazione di opere pubbliche o la concessione di licenze edilizie, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri.
Le regioni a tradizionale presenza mafiosa mantengono il primato per questo tipo di indagini con il 51,3% delle inchieste totali: al primo posto figura la Campania (19), seguita da Calabria (16), terza la Sicilia (13),