Il prossimo 8 ottobre la nuova normativa sarà oggetto dei lavori del Miur in condivisione col Ministero della Giustizia. In seguito ai dati inerenti al 2014 che evidenziano un calo del 22% delle iscrizioni, si è ideato un restyling del corso di studi di Giurisprudenza che magari invertirà il trend negativo. Attualmente l’offerta formativa ha molte carenze e i giovani laureati in Giurisprudenza hanno necessità di specializzarsi dopo la quinquennale e intraprendere i 18 mesi obbligatori di tirocinio.
Un ritorno al percorso del 3+2 con una formazione più flessibile e varia, infatti, la nuova offerta formativa prevederà meno materie con crediti vincolanti per lasciare spazio ai crediti liberi con nuove materie più specifiche e professionalizzanti legate ad ambiti ed eccellenze territoriali, in questo modo si cercherà di venire incontro ad esigenze del mercato soprattutto locale.
In alternativa ci sarà anche un percorso che prevederà il 4+1, ossia gli studenti dopo 4 anni di studio potranno scegliere una specializzazione di un anno. La specializzazione sarà a numero chiuso, finalizzata all’iscrizione nell’albo degli avvocati o dei notai e comprenderà 6 mesi di praticantato da decurtare nei 18 mesi complessivi.
Gli studenti non usciranno più dal corso di laurea solo con nozioni teoriche, ma avranno anche un accesso facilitato al mondo del lavoro, grande spazio sarà dato anche all’internazionalizzazione con approfondimenti alla giurisprudenza europea e agli scambi culturali con un focus all’UE e anche previsto un ampliamento delle competenze nelle materie economiche. Insomma una riforma forense atta ad evitare l’estinzione dei giuristi soprattutto perché i concorsi pubblici sono sempre più affollati e rari, sarebbe bene pensare però anche ai giuristi presenti e non soltanto a quelli futuri.