La catena di sangue alimentata dai militanti dell’Isis non si ferma, sono tanti i delitti compiuti ogni giorno e la violenza non riconosce nessun volto. Sono bambini, donne e anziani le vittime dei gesti efferati e al loro sangue si aggiunge la distruzione di economie, beni naturali e artistici. La violenza, infatti, continua a calpestare la dignità dell’uomo e il patrimonio culturale che abbiamo ereditato nei secoli e che costituisce uno dei legami più forti tra i popoli del Mediterraneo.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a numerosi delitti e distruzioni, al triste elenco si aggiunge anche il nome di Khaled Asaad. Aveva 82 anni lo studioso di antichità che aveva dedicato tutta la sua vita all’archeologia, divenendo capo del sito archeologico di Palmira per più di 40 anni e fino al suo pensionamento, dopo il quale la sua attività di ricerca non si era arrestata.
La sua età non ha fermato la mano che lo scorso 19 agosto, dopo un mese di prigionia, lo ha decapitato ed esposto il suo corpo in una delle colonne più antiche della città. La notizia è stata resa nota dal direttore dei Musei siriani, Maamoun Abdulkarim.
“Dall’Algeria all’Egitto, passando attraverso la Tunisia e la Libia, dalla Siria all’Iraq, siti cristiani, moschee stesse, monumenti, musei e siti archeologici vengono distrutti. Già nel 2001 i Buddha di Bamiyan, in Afganistan, sono stati schiantati. Sembrò un episodio, ma negli ultimissimi tempi dalle mura di Ninive ai rilievi e siti archeologici di Nimrud, dal museo archeologico e dalla tomba di Giona di Mossul al minareto medievale della moschea omayyade d Aleppo, dalla chiesa verde e dalla moschea di Tikrit al mausoleo Imam ad-Dur di Samarra, fino all’attacco al Museo del Bardo di Tunisi e ai siti archeologici della Libia, la devastazione non si ferma. Tutti luoghi simbolici dell’incontro e del dialogo fra civiltà diverse, memorie che parlano all’oggi”.
Sono queste le parole che si leggono nella petizione per la pace e la salvaguardia del patrimonio culturale promossa dal nostro Ateneo. L’appello pervenuto dal Dipartimento delle Antichità della Libia, a seguito dei rischi che da quattro anni sta correndo il Cultural Heritage di questa nazione, ha lo scopo di fermare tutte le armi che stanno oltraggiando i valori umani e venendo meno alla Convenzione dell’Aia, del 1954, che vieta l’utilizzo ai fini della guerra del patrimonio culturale.
Tra i primi firmatari il Magnifico Rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro a cui si aggiungono i nomi di importanti figure del nostro Ateneo, del nostro territorio e di studiosi esteri. Per sostenere i popoli e le culture a noi vicini basta firmare la petizione al seguente link.