E’ da moltissimo tempo che, quando si parla delle facoltà di farmacia italiane si parla di cambiamento.
Si è parlato tanto dell’evoluzione della figura del farmacista, delle nuove competenze inevitabilmente necessarie per affrontare un mercato e una società anch’essi in pieno e radicale mutamento, si è parlato perfino di un possibile accorpamento della Facoltà di Farmacia a quella di Medicina, proposta (fortunatamente, o sfortunatamente, dipende dai punti di vista) bocciata dopo non molto tempo, quindi si è parlato di rinnovare un piano di studi troppo distante dal mondo del lavoro e dalla realtà. La realtà, infatti, è che non esistono abbastanza farmacie in grado di accogliere il gran numero di laureati attuali e futuri, i quali sono a loro volta sprovvisti di un bagaglio di competenze tale da permettergli facile accesso ad altre posizioni (perlomeno non senza intraprendere specializzazioni, dottorati o master successivi alla laurea quinquennale).
Il rinnovo sembra essere alle porte e, al momento, è previsto a partire dall’anno accademico 2016-2017. Ad auspicarlo era stato, già nel gennaio scorso, Ettore Novellino, presidente della Conferenza dei presidi della Facoltà, che al magazine online Farmacista33 aveva illustrato l’iter del percorso di riforma. In quell’occasione anche il comitato centrale della Fofi (Federazione Ordini Farmacisti Italiani) aveva espresso parere positivo all’allargamento delle competenze della figura professionale, sollecitando un’accelerazione per la riforma.
Tra febbraio e marzo, il progetto, sottoposto alle facoltà, è stato da queste valutato e sono stati forniti dei suggerimenti da integrare in un documento condiviso, sottoposto poi alla Fofi.
Nel maggio scorso, sempre Ettore Novellino, alla conferenza di FarmacistaPiù, ha comunicato con soddisfazione gli aggiornamenti relativi all’iter, presentando ufficialmente la riforma dei curricula universitari e degli esami di abilitazione all’esercizio della professione:
«Ormai la convergenza sull’adeguamento del piano di studi è totale…Il dato più positivo è quello di avere convinto anime diverse sulla necessità di cambiare e anche rapidamente…Noi uno sforzo lo stiamo facendo.Ora è necessario che anche la professione ci segua, perché ormai i buoni intenti non bastano più».
Ma veniamo ai cambiamenti previsti.
In primo luogo, è stato varato l’inserimento di nuove materie di studio, in particolare farmacoeconomia e farmacovigilanza.
Ad esse si aggiungerà una maggiore attenzione all’ambito alimentare e nutrizionale e l’introduzione di vari temi legati alla presa in carico del paziente, che vanno dal monitoraggio all’aderenza prescrittiva.
Scopo dichiarato dai fautori della riforma è non soltanto quello di legittimare le competenze ormai acquisite dalla professione durante la quotidianità a contatto con i cittadini ma, anche e soprattutto, quello di preparare il terreno al nuovo esame di stato.