Sarà stata la noia dei tanti momenti passati a casa o il forte stress degli ultimi mesi, ma il risultato è lo stesso: in Italia sono aumentate le persone che fumano. Infatti, secondo una ricerca portata avanti dall‘Istituto Mario Negri, il dato dei fumatori nel nostro Paese sarebbe aumentato nell’ultimo anno di pandemia.
Per essere più precisi, i fumatori in più in Italia sono pari a 1,2 milioni e i prodotti di cui fanno uso sono sia le ordinarie sigarette che le modalità alternative per fumare. Un ulteriore dato e conseguente divisione conferma che sarebbero 5,5 milioni di uomini a fumare in Italia, mentre le donne sono ben 5,8 milioni.
I dati sono il risultato di più sondaggi su 3.000 persone tra i 18 e i 74 anni, e ricoprono il periodo da gennaio 2020 a maggio 2021, e sono infatti stati pubblicati lo scorso 31 maggio, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco.
Dati 2020: inversione di marcia
La notizia dell’aumento dei fumatori fa ancora più scalpore se si pensa che esattamente un anno fa, a maggio 2020, dunque post lockdown, si era registrata una diminuizione del popolo dei fumatori in Italia.
Infatti, l’anno scorso il totale dei fumatori era di 9,8 milioni, vale a dire poco più del 18% della popolazione italiana. Evidentemente il lockdown con maggiori restrizioni aveva portato molte più persone a rinunciare al fumo, ben 630mila persone, secondo i dati rilasciati al tempo. Anche se è bene sottolineare che l’anno scorso si registrò un aumento del numero di sigarette consumate nell’arco di una giornata da parte di coloro i quali hanno continuato a fumare.
Fumo e Covid: i rischi
Un altro dato importante da considerare, soprattutto di questi tempi di emergenza sanitaria, è quello dell’incidenza del virus sulle persone fumatrici. Infatti, secondo quanto riportato dall’Oms, è possibile che i fumatori siano più a rischio nel contrarre il virus, anche solo per il gesto di portare le dita alla bocca e rischiare che esse o la sigaretta stessa siano contaminate.
Infine, è anche vero che i fumatori hanno spesso una già ridotta capacità respiratoria e a volte sono soggetti con malattie polmonari pregresse. È quindi evidente che questo comporterebbe un rischio maggiore di avere dei sintomi gravi o essere ricoverato, nel caso in cui si dovesse contrarre il virus.