L’educazione relazionale e sentimentale dovrebbe entrare nei programmi scolastici? Secondo una ricerca condotta dall’Ufficio studi di Coop Italia in collaborazione con Nomisma, il 78% degli italiani ritiene che sia giunto il momento di introdurre questa materia nelle scuole.
I dati della ricerca
Se il 78% opta per un sì, il 21% opta per la scelta facoltativa e per il 9% è un “no” secco. Un punto cruciale proprio su quel 9% è relativo alle motivazioni: il 49% di chi ha risposto “no” alla precedente domanda ha giustificato la risposta: “Il tema potrebbe essere trattato con superficialità”.
La survey, che ha coinvolto 2.000 persone tra i 18 e i 60 anni, evidenzia come 9 intervistati su 10 credano che l’insegnamento delle relazioni possa contribuire a prevenire fenomeni di odio, emarginazione e violenza di genere. Durante la presentazione della ricerca a Milano, esperti del settore, tra cui la psicologa Elisabetta Camussi e la presidente di Coop Italia Maura Latini, hanno sottolineato l’importanza di sensibilizzare le nuove generazioni su questi temi.
Il ruolo fondamentale degli psicologi nella scuola
Nonostante alcune resistenze, la maggior parte degli italiani concorda su un punto: il coinvolgimento di esperti esterni è essenziale. Il 68% dei partecipanti alla ricerca ritiene che programmi e iniziative sull’educazione relazionale debbano essere sviluppati con il supporto di psicologi e pedagogisti. Inoltre, il 62% chiede la creazione di spazi di ascolto psicologico specializzato nelle scuole, mentre il 52% suggerisce la formazione degli insegnanti da parte di professionisti del settore. Questo dimostra che, al di là del dibattito sulla necessità dell’insegnamento relazionale, vi è una consapevolezza diffusa sull’importanza di fornire ai giovani strumenti adeguati per gestire le relazioni.