“La possibilità di attuare misure per ridurre l’impennata di contagi ha reso necessaria i provvedimenti attuali. Una scelta sofferta e motivata, non dettata da scelte emotive“. Con queste parole, il governatore Nello Musumeci ha introdotto il discorso sulla zona rossa in Sicilia.
Sicilia in zona rossa: le dichiarazioni di Musumeci
“Temevamo che il governo non condividesse la nostra esigenza, ma il ministro Speranza si è reso conto che dichiarare la Sicilia zona rossa rappresentava l’unico possibile rimedio. Non sappiamo quali saranno i risultati, ma vogliamo applicare la zona per due settimane”, ha continuato il governatore.
“Per quanto riguarda la scuola – ha anticipato Musumeci -, se il dato tra due settimane non dovesse convincerci chiuderò anche scuole elementari e la prima della scuola media. Anche se, allo stato attuale, non sono le scuole il centro dell’infezione”.
“Se le ordinanze non vengono osservate e se nessuno sanziona, però, non otterremo alcun risultato – continua il governatore, rivolgendo un appello a maggiori controlli a prefetti e sindaci –. La larga maggioranza dei siciliani rispetta le regole, ma una minoranza o per incoscienza o per altri motivi continua a disattendere le decisioni, costringendo tutti a enormi sacrifici sociali ed economici”.
Musumeci ha poi continuato la conferenza dichiarando che la Regione ha esaurito le dosi per i vaccini, conservando quelle per il richiamo vaccinale dopo i 21 giorni, dopodiché ha ceduto la parola all’assessore alla Salute, Ruggero Razza.
Sicilia in zona rossa, stop alle visite: cosa cambia per gli spostamenti
Assessore Razza: il punto su vaccini e situazioni ospedaliera
L’assessore alla Salute è intervenuto sugli aspetti sanitari e sulle valutazioni fatte dal Cts siciliano, che “evidenziava una costante, graduale ma sempre forte crescita dei contagi in tutta la Regione”. Quindi, a chi accusava la Regione di aver agito troppo in fretta, Razza ha risposto che il monitoraggio si riferisce alle giornate precedenti, dunque, “quando commentiamo i risultati di oggi, bisogna ricordare che l’indice Rt è già di 1,25 e che chiudendosi il monitoraggio a giorno 10, le ultime giornate in cui il contagio è cresciuto particolarmente non sono state oggetto di valutazione. Il Cts ha deciso di anticipare di una settimana ciò che sarebbe comunque successo la settimana successiva”.
La decisione è stata presa in seguito alla presa visione di un insieme di fattori, a partire dal superamento della soglia di sicurezza per il contact tracing. “Siamo al di sotto della soglia di sicurezza per la rete ospedaliera. Sotto il 30% per la terapia intensiva e sotto il 40% per la degenza ordinaria. Tuttavia, quando si è entrati nella seconda ondata si partiva con un dato di ricoveri di 600 unità. Oggi i ricoveri sono 1500. Se mettiamo insieme soglie contact tracing, dovere di proteggere il sistema sanitario e dato ospedaliero ci si rende conto del valore della decisione di anticipare la decisione”, ha continuato l’assessore.
“Le zone rosse hanno diminuito l’indice di ripetitività del 50%, quelle arancioni del 30%. Dispiace la sospensione, in alcune province, della campagna vaccinale per i richiami. Ho sospeso le attività dove il magazzino non è sufficiente”, ha concluso l’assessore con un ultimo accenno ai vaccini.
Autocertificazione zona rossa: il modello per spostarsi [PDF]
Assessore Lagalla: il dato sulle scuole
L’assessore Razza, infine, ha ceduto la parola all’assessore Lagalla, che ha fatto il punto sulle scuole. “La settimana di chiusura che oggi si conclude è stata fondamentale non perché si fosse impreparati al ritorno a scuola, ma perché coincide con il momento di ricaduta più intensa dei possibili contagi maturati nel periodo natalizio – ha spiegato Lagalla sulla decisione di aprire le scuole in zona rossa e non in zona arancione -. Quella della regione è stata un’indicazione di cautela avvalorata dal Cts, dalla task force regionale e dal governo”.
“Pochissimi i positivi nelle scuole, la percentuale è dello 0,33%. Il minimo è stato registrato ad Agrigento e il massimo dello 0,6% registrato a Catania – ha dichiarato Lagalla -. Queste le prime indicazioni sui contagi che rientreranno a scuola, che non si discostano dai dati epidemiologici che avevamo prima dei dati natalizi. I dati fanno riferimento al dato della prima giornata di screening”.
A chi dichiara che il governo regionale ha iniziato lo screening troppo tardi, Lagalla risponde che “ha un senso disporre i campionamenti nell’immediato rientro a scuola e non 7-12 giorni prima. La Regione sta attuando una gestione puntuale e responsabile dell’emergenza, con un costante monitoraggio della situazione. Ci preoccupiamo di prevenire situazioni che potrebbero essere drammatiche nel futuro”.