Era il 30 gennaio 2020. Due anziani turisti cinesi, colpiti dal Coronavirus, vengono portati allo Spallanzani di Roma. Il virus venuto da lontano faceva la sua comparsa in Italia. Ad ogni modo non c’era da preoccuparsi, si diceva. Il virus non circolava ancora nel nostro Paese, si diceva. La situazione, però, precipitò meno di un mese dopo, quando ad un 38enne di Codogno venne diagnosticato quasi per caso il Coronavirus, che adesso era “a piede libero” per il Settentrione.
Da allora l’emergenza ha investito tutta l’Italia, con le conseguenze che adesso dobbiamo reggere. Per dovere di cronaca, l’arrivo del virus in Sicilia sembra ricalcare lo scenario italico. Il 25 febbraio una turista bergamasca, città lombarda che nel frattempo è diventata l’epicentro del contagio, viene ricoverata a Palermo a causa del Coronavirus. A Catania il virus ha fatto la sua comparsa il 27 febbraio, destabilizzando anche la serenità del mondo universitario il 3 marzo, quando tre docenti del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente sono risultati positivi. Vediamo adesso qual è la situazione generale, sulla base dei dati disponibili al 23 marzo.
Con ben 263 casi accertati, la provincia di Catania continua a guidare la triste classifica del contagio nell’isola, con il virus che colpisce molto più che nella provincia di Messina, dove si registrano “solo” 115 positivi. Il picco registrato alle falde dell’Etna, che ha avuto una forte impennata nei giorni successivi all’entrata in vigore delle misure restrittive previste dal DPCM del 9 marzo, è molto probabilmente causa dei comportamenti irresponsabili dei catanesi, che immediatamente non hanno compreso la situazione, e dei contagi di rientro dal Nord Italia, potenziali bombe di diffusione del virus poste potenzialmente in ogni centro della provincia. Tutto questo senza dimenticare i vergognosi sfottò rivolti al premier Conte per le misure prese.
I DATI ELABORATI DA LIVEUNICT (FONTE REGIONE SICILIA)
La situazione cambia nel complesso, per quanto riguarda i pazienti ricoverati, confrontando anche i dati di Palermo e Messina, le province più popolose della Regione. Se a Catania i ricoverati sono 117, il 44% del totale, a Messina la percentuale sale al 62%, forse anche a causa dell’età media più alta dei pazienti. Si conferma questo dato in aumento per la provincia peloritana, già stabilizzato nei giorni scorsi. Nel palermitano gli ospedalizzati sono il 40%, poco sotto la media regionale, pari al 43%.
I cittadini siciliani, così come nel resto d’Italia e del mondo, attendono che le misure restrittive adottate dai Governi per far fronte all’emergenza sanitaria diano i propri frutti. Per ora il trend resta in aumento, con +91 nuovi casi rispetto al 22 marzo. Ad ogni modo, fortunatamente, il contagio non è omogeneo in tutte e nove le province siciliane. Se a Catania l’aumento in sole ventiquattro ore è stato di 38 casi, a Palermo lo è stato di 16; mentre ad Agrigento di 3.
Oltre all’aumento dei contagi, si alza il numero delle denunce emesse dalle Forze dell’Ordine nei confronti di chi ha infranto le disposizioni governative. Tra l’11 e il 22 marzo sono state 2.016.318 le persone controllate, con oltre 92 mila denunce. 973.799, invece, sono gli esercizi commerciali controllati, con oltre 2.000 titolari denunciati. Sono decine le attività sequestrate per le violazioni ai Decreti di Palazzo Chigi.
Inoltre, risultano anche diversi denunciati con la potenziale accusa di epidemia colposa. Si tratta di soggetti positivi, obbligati alla quarantena domiciliare, che lasciano le proprie abitazioni. Nei casi più gravi indicati dall’autorità giudiziaria, chi è riconosciuto colpevole rischia fino a diversi anni di reclusione.
N. DI POSITIVI, RICOVERATI E GUARITI PER GIORNO