Il nome di Eliodoro è inciso nella cultura e nell’identità catanese, scolpito nella pietra in veste di effigie della Città. Conosciuto specialmente con l’appellativo di Liotru, non tutti sanno, forse, che l’Elefante catanese prende il suo nome da un misterioso personaggio a metà tra finzione e verità. Eliodoro, per l’appunto, pare che fosse un mago nato e vissuto nella terra ai piedi del Vulcano e noto, in special modo, per i suoi sortilegi e malefatte. Secondo la leggenda, sarebbe stato proprio lui ad aver dato vita all’emblema dell’Elefante, plasmandolo con le proprie mani dalla lava incandescente dell’Etna.
Eliodoro: chi era il mago che diventò simbolo di Catania
Personaggio in bilico tra veridicità storica e leggenda, Eliodoro nacque da una famiglia facoltosa di Catania nell’VIII secolo d.C. Fin dalla giovane età abbracciò la religione cristiana, sperando di riuscire a diventare vescovo della Città e, magari, prefetto. Al tempo quella etnea costituiva una delle province siciliane dell’Impero Bizantino, mentre la giurisdizione di Catania, tra il 765 e il 785 d.C. venne affidata a Leone II il Taumaturgo.
L’ambizioso Eliodoro, sebbene tutti gli sforzi, non riuscì mai a ottenere l’incarico di prefetto, divenendo uno strenuo oppositore di Leone II. Narra la leggenda che, un giorno, l’uomo ricevette la visita di uno stregone di origine ebraiche, il quale lo introdusse alle oscure arti magiche che lo avrebbero reso invincibile. Lo stregone donò a Eliodoro un antico e mistico manoscritto, servendosi del quale avrebbe potuto compiere un cerimoniale per invocare il Diavolo e ottenere poteri illimitati.
Eliodoro, accecato dall’ambizione e dalla sete di dominio, eseguì alla lettera il rituale e, alla presenza del re del male, acconsentì ad abiurare la fede cristiana, ricevendo in cambio capacità eccezionali e magiche. Divenuto un potente mago, non adoperò le sue arti mistiche con saggezza, bensì diede sfogo alla sua cattiveria e si dedicò alle più disparate malefatte.
Tra queste, secondo uno dei più celebri aneddoti su questo personaggio, si ricorda il dispetto compiuto nei confronti del nipote del vescovo. Durante una corsa di cavalli, infatti, fece in modo che quest’ultimo vincesse la competizione, ma, al momento della premiazione, svelò la vera natura dell’animale. Si trattava, in effetti, di un demone evocato dall’infido stregone, che lasciò tutti a bocca aperta e atterriti.
Eliodoro e il legame con il “Liotru”
Il legame del mago con la città etnea, comunque, non ha tanto a vedere con i suoi natali, bensì con il suo simbolo più rappresentativo, l’Elefante. L’appellativo del “Liotru”, in effetti, altro non sarebbe che una “storpiatura” dialettale del nome Eliodoro. La leggenda vuole che l’amata e simbolica statua di pietra, divenuta nei secoli l’immagine più emblematica associata alla Città, sia stata plasmata dalle mani dello stesso Eliodoro.
Quest’ultimo, modellando la lava incandescente del Vulcano, le avrebbe impresso la forma di un pachiderma e gli avrebbe soffiato dentro la vita. In sella al Liotru, lo stregone scorrazzava per Catania, divertendosi con le più svariate angherie e rendendo impossibile la vita dei cittadini. Tra le sue prepotenze, si racconta che egli acquistasse beni di ogni sorta dai mercanti catanesi, pagando con oro e pietre preziose, i quali, una volta allontanatosi, si rivelavano essere sassi.
Del tutto inutili erano gli sforzi del vescovo per acciuffare e giustiziare il mago, poiché costui aveva la capacità di dileguarsi magicamente e, pare, che potesse manipolare a piacimento gli elementi naturali. Nonostante ciò, l’imperatore Costantino riuscì finalmente a condannarlo a morte, imponendo che venisse bruciato vivo.
Così come la sua vita, anche la morte del mistico Eliodoro si perde nelle ombre. In seguito all’ennesima delle sue malefatte, compiuta contro la moglie di Eraclio, ministro dell’imperatore bizantino, il vescovo Leone celebrò un rito propiziatorio per uccidere definitivamente lo stregone. Eliodoro prese fuoco e scomparve nelle sue ceneri, mentre l’Elefante da lui creato divenne il simbolo eterno di Catania, rendendo il suo nome immortale e incarnando in sé lo spirito e l’identità etnei.