Al giorno d’oggi chi vuol diventare insegnante ha di fronte a sé un percorso difficile e a dir poco sconnesso. Non solo è necessaria una laurea triennale seguita necessariamente da una magistrale, in modo da avere un curriculum che soddisfi i cfu richiesti nei vari ambiti disciplinari, ma è fondamentale un’abilitazione all’insegnamento.
Infatti, come afferma il ministro dell’Istruzione Fioramonti in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”: “Il sistema ha bisogno di un’ulteriore riforma. Di certo non può bastare una laurea per diventare insegnanti: serve essere formati”. In cosa consiste questa formazione? Ogni anno cambia, di governo in governo. Si è passati dai percorsi abilitanti TFA, che richiedevano un corso universitario vero e proprio, rimossi dal PD, ai tre anni di formazione previsti dopo il concorso a cattedra, a loro volta aboliti dal governo Lega-M5S.
Tuttavia, la questione rimane, e per chi termina il percorso magistrale, come ottenere i 24 cfu nei settori scientifico-disciplinari umanistici (pedagogia, antropologia, psicologia e didattica) rimane una questione irrisolta. A tal proposito, il ministro promette l’emanazione di un progetto di legge a marzo dell’anno prossimo. I percorsi abilitanti potranno essere nuovamente istituiti con regolarità e, se Fioramonti manterrà quanto dichiarato, sarà più semplice del passato: “non deve essere un percorso a ostacoli più complesso di quello universitario”.
Invece, per risolvere momentaneamente la situazione di quanti lavorano già da anni, avendo ottenuto l’abilitazione con i precedenti percorsi didattici, verrà indetto un concorso ordinario per quanti sono già in possesso dell’abilitazione. Lo stesso concorso, invece, sarà “straordinario” per coloro che sono già laureati ma senza abilitazione. Questi concorsi dovrebbero fruttare 70mila assunzioni e si dovrebbero aggiungere agli altrettanti assunti previsti dal concorso per scuola dell’infanzia e primaria.