Come riportato da un comunicato della Regione Sicilia, sono stati recuperati altri due rostri dai fondali delle Egadi. Alla fine dell’articolo, il video che immortala il recupero di questi preziosi reperti. Questi sono stati ritrovati grazie alla sinergia operativa tra la Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, la Rpm nautical foundation e i subacquei della Global underwater explorer.
Nel corso delle ricerche, anche quest’anno condotte con la nave oceanografica Hercules, sono stati scoperti ulteriori target che vanno ad arricchire il ricco database costruito negli ultimi anni. Nelle tre settimane di indagini, sono state individuate sessantotto anfore greco-italiche, due Dressel, quattro puniche e quattro piatti. I due rostri in bronzo, portano a diciotto il numero di quelli recuperati dei diciannove individuati in questi anni. I micidiali strumenti da guerra, montati sulla prua delle navi per speronare le imbarcazioni nemiche, rappresentano la prova evidente che i fondali di Levanzo, sono certamente il teatro della battaglia navale che sancรฌ la fine della Prima guerra punica, con la vittoria della flotta romana su quella cartaginese. Fino ad oggi sono stati rinvenuti sedici rostri romani e due cartaginesi.
“La scoperta di queste armi antiche, degli elmi con decorazione e dei rostri – dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – arricchisce il nostro patrimonio di conoscenza sulla Battaglia delle Egadi. Un momento che ha segnato la storia della civiltร mediterranea. Una storia riscritta recentemente dal compianto assessore Sebastiano Tusa. E’ a lui che dedichiamo queste ultime scoperte, perchรฉ la sua geniale intuizione e la sua perseveranza nelle ricerche hanno consentito oggi, alla Soprintendenza del Mare e ai partner che hanno collaborato, di portare a termine un’operazione scientifica che mette un ulteriore tassello nel mosaico dello scontro tra Romani e Cartaginesi. Dobbiamo avere sempre piรน consapevolezza del fatto che siamo una super-potenza mondiale nell’archeologia marina. Un dato – conclude Musumeci – che caratterizza l’identitร della Sicilia e che dobbiamo valorizzare molto di piรน. Per questo il governo regionale assicurerร maggiori risorse e investimenti”.
Sono stati, inoltre, individuati e recuperati, sempre nello stesso areale, alla profonditร di ottanta metri, dai subacquei della Gue, due elmi del tipo montefortino di pregiatissima fattura. I due reperti in bronzo presentano una particolare decorazione con forma di animale nella parte sommitale, quindi sicuramente appartenuti a graduati dell’esercito romano. Recuperate anche due coppie di paragnatidi, protezioni laterali in metallo applicate all’elmo, atte a proteggere il volto dei soldati. Questi due elmi, assieme a un altro del tipo montefortino recuperato negli scorsi giorni, si aggiungono ai ventidue giร recuperati nelle campagne precedenti. Alcuni di essi, giร restaurati, sono in esposizione presso il Museo della “Battaglia delle Egadi” a Favignana.
Ma la vera novitร delle ricerche di quest’anno รจ la scoperta effettuata tre giorni fa, tanto agognata dal compianto Sebastiano Tusa, artefice dell’individuazione del luogo della battaglia: una spada in metallo, della lunghezza di circa settanta centimetri con una lama larga cinque centimetri, appartenuta probabilmente ai soldati di uno dei due eserciti. Indagini radiologiche e Tac, condotte dal professore Massimo Midiri – direttore della sezione di Scienze radiologiche del dipartimento Bind dell’universitร di Palermo – hanno confermato la struttura dell’arma che sarร oggetto di studio nelle prossime settimane. La spada si presenta totalmente incrostata dagli organismi marini che in piรน di duemila anni la hanno avvolta. Era ciรฒ che l’archeologo Sebastiano Tusa aspettava fin dall’inizio delle ricerche: i rostri, gli elmi, le stoviglie di bordo e le numerose anfore non completavano, infatti, il quadro. Le armi dei soldati non erano state, fino ad oggi, mai ritrovate. Nello stesso luogo della spada, sono stati recuperati due chiodi di grandi dimensioni, a sezione quadrangolare, probabilmente appartenuti a una delle imbarcazioni affondate durante lo scontro.
“ร la conferma – dichiara il dirigente generale dei Beni culturali Sergio Alessandro – che l’amico e collega Tusa cercava da molti anni. In sua memoria portiamo a casa un risultato di grande valenza scientifica. Questi ritrovamenti confermano il valore delle collaborazioni tra Regione Siciliana, enti scientifici, fondazioni private e soggetti in possesso di alte tecnologie“. Le ricerche in mare, inizialmente condotte unicamente in maniera strumentale dalla Soprintendenza del mare e dalla Rpm nautical foundation, da tre anni si sono avvalse della competenza dei subacquei altofondalisti della Global underwater explorer che, con l’indagine diretta dei subacquei e il recupero dei reperti individuati, hanno dato impulso e velocitร alle complesse operazioni finora assicurate da un robot subacqueo (Rov).
I reperti, dopo lo studio e il restauro, andranno ad arricchire l’esposizione all’interno dell’ex stabilimento Florio di Favignana dove, in una sala allestita con spettacolari elementi multimediali, sono esposti i rostri e gli elmi recuperati nelle campagne precedenti. La storia della battaglia รจ completata da una proiezione immersiva su sei schermi che racconta il tragico scontro tra le due flotte dal punto di vista dei due comandanti, Lutazio Catulo e Annone.
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