Prima una visita nella sede della Scuola Superiore di Catania, poi un sopralluogo ai nuovi laboratori della costruenda Torre Biologica di via Santa Sofia e ai Laboratori nazionali del Sud, infine un lungo e intenso incontro con la comunità universitaria catanese nell’aula magna del Palazzo centrale.
Queste le tappe del sottosegretario all’Istruzione all’Università e alla Ricerca Davide Faraone, che questa mattina ha voluto il rettore, i componenti degli organi di governo, i direttori dei dipartimenti e i rappresentanti di studenti e personale, per affrontare i temi più attuali del mondo universitario con particolare riferimento alla realtà dell’Ateneo catanese.
“La nostra sfida dev’essere quella di riportare i giovani all’Università – ha esordito il rettore Pignataro, citando i dati della drammatica riduzione del numero di immatricolati e di laureati in Italia e in Sicilia soltanto negli ultimi quattro anni – agendo a sostegno del diritto allo studio, nella razionalizzazione dell’offerta formativa, insieme con le altre università siciliane, e nel rinnovamento della classe docente”.
In Germania, ha ricordato il rettore, si spendono 300 euro pro capite per l’istruzione universitaria e cento per il gioco d’azzardo, in Italia il dato è esattamente l’inverso: “Dobbiamo essere in grado di invertire questa rotta, perché i giovani, come dice Papa Francesco, non rimangano anche loro vittime della cultura dello scarto”.
Sul diritto allo studio, emergono i dati negativi relativi ai sussidi e ai posti letto a disposizione dei bisognosi e meritevoli iscritti all’Università di Catania: un problema che si potrebbe superare individuando nuovi immobili pubblici o beni confiscati da inserire in un nuovo piano per residenze studentesche. Sul rinnovamento del corpo docente, sostiene il rettore, sarebbe auspicabile avviare un piano straordinario di reclutamento di giovani ricercatori che punti su meccanismi di selezione qualitativi. Sul rapporto con il mondo del lavoro e della produzione, infine, l’Università etnea si sta scommettendo in prima linea investendo nella realizzazione di infrastrutture di ricerca che siano aperte al mondo produttivo, in nome del trasferimento dell’innovazione tecnologica, in modo da creare opportunità tanto per le imprese che per i giovani laureati.
Per Faraone, che ha poi ascoltato diversi interventi provenienti dal pubblico incentrati sulla formazione medica, sul numero chiuso, sui rischi derivanti per il sistema formativo italiano dalla liberalizzazione dei servizi e sulla necessità di modificare i criteri di assegnazione dei punti organico con attenzione al personale tecnico-amministrativo, “è in prima battuta l’Università stessa che deve decidere di cambiare, immaginando quale dev’essere il proprio futuro e i percorsi per definirlo, senza abbandonare il vincolo di un legame privilegiato in entrata con il mondo della scuola e in uscita con quello del lavoro”.
“Il Ministero – ha aggiunto Faraone – sta lavorando per dare maggiori certezze sull’assegnazione dei fondi annuali ai singoli atenei e determinare quelle condizioni che consentano alle università più in ritardo di risalire in classifica, ma ritengo che una parte dei fondi dovrebbero essere assegnati sulla base di obiettivi quali il rapporto tra numero di iscritti, laureati e numero di occupati in impieghi coerenti con la formazione ricevuta. Questa sarebbe una condizione che costringerebbe le università ad impegnarsi concretamente nel proprio miglioramento”. In sostanza, Faraone – che ha stimolato ad un uso mirato e virtuoso delle risorse provenienti da fondi comunitari – propone un patto tra il Governo e gli atenei, attraverso il quale questi dimostrino realmente di voler crescere e non soltanto di mantenere condizioni di sopravvivenza. “A queste condizioni – ha concluso il sottosegretario – io sono immediatamente disponibile ad incontrare nuovamente i vertici di governo dell’Università di Catania per lavorare operativamente a tutte quelle azioni che possono essere finalizzate al raggiungimento di questi obiettivi”.