I dati pubblicati dal dal Sole24Ore sembrano confermare gli scarsi investimenti dell’istruzione in Italia. Secondo le statistiche, il nostro Paese spende 67,4 miliardi di euro, pari al 4,1 per cento del Pil e all’8,1 per cento della spesa pubblica per l’educazione dei suoi cittadini.
Tali dati, se comparati a quelli degli altri Paesi, risultano estremamente allarmanti: in Germania si spende il 4,5 per cento del Pil e il 10,3 per cento della spesa pubblica nel settore dell’istruzione, in Francia 5,5, e 9,7, in Inghilterra 5,7 e 13,1, in Spagna 4,2 e 9,5.
Alla luce di questi dati, non è difficile notare come l’Italia investa nell’istruzione del cittadino, rispetto agli Stati dell’Osce, seguita a ruota dalla Grecia e alcuni Paesi dell’est Europa. Il Sole24Ore ha confrontato, inoltre, le percentuali della spesa per l’istruzione nel 2010 con il 2005 e il 2015: dalla comparazione dei dati, è emersocome l’Italia sia scesa da 103 nel 2005 a 99 nel 2015, mentre sia la media Ocse che quella dell’Unione europea sono sempre salite, sia pure di poco.
Secondo un’ulteriore ricerca, è stato inoltre appurato che uno studente italiano laureato costa circa 145.621 euro. Tale investimento, tuttavia, risulta perduto nel momento in cui questo decide di emigrare all’estero per cercare lavoro: i dati di Confindustria mostrano come ogni anno l’Italia perda 5,6 miliardi di euro in capitale umano esportato.
Preoccupante sono, infine, anche i dati registrati dall’Istat, che mostrano un alto tasso di ignoranza per la maggior parte dei giovani italiani usciti dalla terza media: tale dato è stato rilevato sopratutto nella comprensione del testo e nella risoluzione di problemi di matematica.