Sono diventate oramai quasi un vero e proprio rituale familiare, una buona abitudine insolitamente italiana, nonché una ghiotta occasione d’incontro con la cultura. Le domeniche al museo, da quando vennero introdotte nel 2014 dall’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini, hanno condotto tra i corridoi di siti museali e aree archeologiche milioni di visitatori stranieri e, soprattutto, italiani, molti dei quali per la prima volta hanno potuto avvicinarsi alla cultura e scoprire la ricchezza storica del patrimonio culturale nostrano. L’attuale ministro Bonisoli, tuttavia, ha di recente annunciato la sua intenzione di sopprimere definitivamente l’iniziativa già a partire dal prossimo autunno.
“Dopo l’estate elimineremo le prime domeniche del mese gratuite nei musei” ha dichiarato Bonisoli in visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli. “Le domeniche gratis andavano bene come lancio pubblicitario, ma se continuiamo così, a mio avviso, andiamo in una direzione che non piace a nessuno. Ho ascoltato i direttori, registrando un’opinione unanime sulla necessità di superarle. Per questo motivo ci stiamo orientando nella decisione di abolirle. Lascerò loro maggiore libertà, se vogliono mettere una domenica gratuita non c’è niente di male, ma quando obbligo a farla non va bene“.
“Penso ad esempio – ha continuato Bonisoli – a Pompei: chi ci va a novembre? Magari la prima o tutte le domeniche di quel mese si può aprire gratis perché non c’è tanta gente. Il problema è quando si viene costretti dal ministero ad aprire la prima domenica di agosto, con migliaia di turisti stranieri che arrivano e pensano che gli italiani siano dei pazzi perché li fanno entrare gratis”.
In risposta alle dichiarazioni del ministro della Cultura, Dario Franceschini, l’ideatore appunto dell’iniziativa, ha sostenuto come “le domeniche gratuite rappresentino un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate del 2014 ad oggi, centinaia di migliaia da Sud a Nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti”. E si è poi direttamente indirizzato al suo successore dicendo: “Perché smettere, ministro Bonisoli? Ci ripensi. Le cose giuste e che funzionano non hanno colore politico”.