Avevamo già trattato dell’aumento delle immatricolazione negli atenei italiani, posto sotto esame nel Rapporto biennale dell’Agenzia di valutazione della ricerca universitaria (Anvur). Sempre dal rapporto Anvur, emerge che i tassi d’accesso all’istruzione terziaria e di completamento degli studi sono in lieve aumento. Tuttavia, anche in questo caso, l’Italia occupa una posizione marginale nell’Unione Europea.
Infatti, prendendo in considerazione la quota di popolazione in possesso di un titolo di istruzione terziaria nel 2017 in Europa, l’Italia si conferma penultima nella classifica europea. Il Bel Paese registra il 26,9% di popolazione – nella classe di età 25-34 anni – con un titolo di istruzione terziaria (ISCED2011, livelli 5/8), piazzandosi d’avanti alla Romania. Un 26,9% contro il 39% della media UE-27.
Ponendo in esame i dati disaggregati, disponibili fino al 2016, il divario, tra la popolazione italiana e quella dell’Unione Europea che hanno conseguito un diploma di istruzione almeno secondaria, è dello 0,9%. Invece, il divario è maggiore se si vedono i corsi a carattere professionale (livello 5 della classificazione ISCED2011), quasi assenti in Italia, con una quota di 25-34enni di laureati pari allo 0,1%, a fronte del 4,8% per la media UE-22 paesi (del 14,9% in Francia), e soprattutto ai cicli universitari brevi (livello 6). Mentre i dati prossimi alla media UE-22, sono quelli che prendono in esame i titoli di livello 7 (in Italia i corsi di II livello o di vecchio ordinamento).
In particolare, si noti come la percentuale di popolazione con titolo di studio superiore compresa nella fascia 25-34 anni è aumentata di 2,7 punti, riducendo il divario rispetto alla media UE-27 di 1,0 punti (a 12,1 nel 2017). E proprio nel 2017 si sono concentrati l’aumento della percentuale e la riduzione del divario. Inoltre, già nel 2016 l’Italia aveva superato l’obiettivo di innalzare la quota dei laureati nella popolazione di età compresa tra i 30 e i 34 anni al 26% entro il 2020 (Strategia Europa 2020), tuttavia, si rimane lontani dal risultato registrato dall’Unione Europea (circa il 40%).