Il Reddito di libertà 2025 è stato confermato anche per quest’anno, con un’importante novità: l’importo mensile passa da 400 a 500 euro. Si tratta di un contributo economico rivolto alle donne che hanno subito violenza e che sono seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali. Il sussidio viene erogato per 12 mesi ed è finalizzato a sostenere l’autonomia economica delle beneficiarie.
Fondo destinato e risorse disponibili
Il finanziamento complessivo per il Reddito di libertà 2025 ammonta a 30 milioni di euro, suddivisi in 10 milioni annui per il triennio 2024-2026. Queste risorse sono state stabilite da un decreto del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, firmato il 2 dicembre e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Tuttavia, secondo l’associazione D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, questi fondi non sono ancora sufficienti per rispondere alle reali esigenze delle donne in difficoltà.
Come richiedere il Reddito di libertà 2025
Per presentare domanda, le interessate dovranno rivolgersi all’INPS tramite il proprio Comune di residenza. Le richieste potranno essere inoltrate dal 18 aprile 2025 al 31 dicembre 2025. Il contributo è compatibile con altre forme di sostegno economico, come l’Assegno di inclusione, offrendo così un ulteriore supporto a chi si trova in situazioni di vulnerabilità.
Nonostante l’incremento dell’importo mensile, l’associazione D.i.Re sottolinea che i fondi stanziati permettono di sostenere solo circa 1.600 donne all’anno, mentre il numero di richieste è significativamente più elevato. La presidente dell’associazione, Antonella Veltri, ha evidenziato come il ritardo nei finanziamenti lasci le donne in una costante incertezza, rendendo ancora più difficoltoso il percorso di uscita dalla violenza.
“Il ritardo della misura, che stanzia ora i fondi anche per il 2024, lascia le donne in un’eterna incertezza, rendendo poco credibili responsabilità istituzionali imprescindibili”, dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re. “Ancora una volta, lo Stato non è in grado di sostenere le donne che affrontano i loro faticosi percorsi di uscita dalla violenza”.