Catania

Catania, limitazioni per chioschi e paninari: il Comune non può intervenire

Il nuovo dpcm stabilisce forti limitazioni per chioschi e paninari: a Catania, molti sono in difficoltà e il Comune chiarisce la sua posizione con una nota.

Il Comune di Catania ha inviato una risposta alle sollecitazioni di alcuni consiglieri comunali, per individuare forme di sostegno nei confronti degli operatori ambulanti a posto fisso, nello specifico chioschi e camion dei panini:l’Amministrazione Comunale consapevole dell’importanza del problema – si legge in una nota –, ha consultato gli uffici per valutare la possibilità di rilasciare suolo pubblico e nello specifico tavoli e sedie a questi operatori, nell’ottica del confronto con le organizzazioni di categoria che l’assessore Ludovico Balsamo ha sempre perseguito.

Il Comune chiarisce tuttavia che le attività con autorizzazioni di tipo A (posteggi su suolo pubblico) prevedono esclusivamente la vendita da asporto. La circolare regionale del 07/01/1997 stabilisce che il numero dei posti a sedere sia della sala di consumazione che nelle aree esterne, anche se stagionali, deve essere specificato sia nel nulla osta che nell’ autorizzazione sanitaria. Tali concessioni vengono rilasciate ai sensi della legge regionale n.18 del 1995 e prevedono un rilascio di suolo pubblico inerente solo al mezzo di lavoro ovvero chiosco o camion dei panini.

“Il Comune, è bene ribadirlo con chiarezza – si legge ancora , non ha la possibilità giuridica di autorizzare tavoli e sedie su suolo pubblico ad attività di tipo A, sprovviste di autorizzazione sanitaria per effettuare la somministrazione. Per ulteriore chiarezza, al fine di non alimentare ulteriormente false aspettative da parte degli operatori commerciali, l’unico soggetto competente in grado di intervenire a modificare o ad andare in deroga a normative sanitarie nazionali e regionali, è solo ed esclusivamente il legislatore nazionale cioè il Governo e il Parlamento.

È di tutta evidenza che con l’ordinanza del sindaco emessa pochi giorni prima del Dpcm, era stato individuato nelle ore 23 l’orario in cui vietare il consumo sul posto, piuttosto che alle ore 18, proprio perché consapevoli che tale modifica avrebbe creato disagi aggiuntivi a un settore già in forte crisi come quello in questione, che non avendo posti a sedere si sarebbe presto ritrovato in condizioni di estrema difficoltà, come purtroppo accaduto per le limitazioni imposte dal DPCM”.

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