Il 14 settembre è alle porte e tra banchi monoposto e contagi che sembrano non volersi arrestare in molte regioni d’Italia le scuole cominciano ad organizzarsi per il nuovo anno scolastico. Secondo le prime dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, gli alunni svolgeranno le proprie ore di lezione secondo la didattica mistica, tra lezioni in presenza e online. I banchi saranno posizionati a distanza l’uno dall’altro e i ragazzi verranno divisi in due gruppi: ci sarà un gruppo di studenti che seguirà le lezioni in presenza e un altro, invece, le seguirà online, il tutto svolto secondo una turnazione.
Ma molte scuole hanno aule troppo strette per permettere il corretto svolgimento della giornata scolastica secondo le norme sul distanziamento sociale previste per isolare i contagi dal Covid-19. I dirigenti scolastici, a mali estremi, hanno deciso di adibire ad aule anche le proprie palestre scolastiche. In questo modo le società sportive che si allenano durante l’orario pomeridiano saranno costrette a cercare altre soluzioni. Le squadre territoriali che gareggiano nelle serie minori sono le vere vittime di questa vicenda, perché si rischia di far saltare i campionati giovanili, dato che le squadre di serie A, B e talvolta anche C, usufruiscono dei palazzetti comunali, e quindi per loro il problema non si presenta.
Ma i dirigenti scolastici hanno potere decisionale su come e chi usare le infrastrutture scolastiche? La legge a riguardo è un po’ contorta. L’articolo 96 comma 4 del Decreto Legislativo del 16 Aprile 1994 n° 297 recita così: “Gli edifici e le attrezzature scolastiche possono essere utilizzati fuori dell’orario del servizio scolastico per attività che realizzino la funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale e civile; il comune o la provincia hanno facoltà di disporne la temporanea concessione, previo assenso dei consigli di circolo o di istituto, nel rispetto dei criteri stabiliti dal consiglio scolastico provinciale”. Dall’altro canto la legge Bassanini del 1997 promuove a gran voce l’autonomia delle scuole.
“Al momento c’è in corso uno scarica barile di responsabilità. – ha dichiarato il Presidente Fipav di Catania – Il vero interlocutore delle società sportive per quanto riguarda l’uso delle palestre in realtà sono gli enti locali, città metropolitana o comune. Sono le società sportive ad essere penalizzate, le quali si vedono questo diniego da parte dei dirigenti scolastici sull’utilizzo delle palestre”. Secondo l’iter legislativo in questione, dunque, sono i sindaci con il loro entourage di assessori a disporre l’uso delle palestre scolastiche alle società sportive. Le scuole, tramite l’organo del Consiglio d’Istituto, vota a favore o negativamente e ne detta le condizioni, tra cui anche il compenso economico che le squadre devono pagare per usufruire dei locali scolastici. “Se si occuperanno le palestre, i ragazzi dove andranno a svolgere le due ore settimanali di educazione fisica?”
“Ho deciso di contattare tramite email il Ministro Azzolina per saperne di più – ci ha riferito Giusepe Gambero – e la stessa non ha fatto altro che ribadire che è competenza degli enti locali predisporre la palestra scolastica per gli allenamenti e le gare delle squadre. Questo scontro, comunque, non porta a nulla, se non a privare i ragazzi della propria attività sportiva, ragazzi che spesso sono alunni della scuola dove si allenano”.
Questa tendenza si sta diffondendo in tutta Italia e non ne è esente nemmeno Catania. “A Catania ben tre dirigenti ci hanno comunicato che le palestre scolastiche diventeranno aule. – prosegue il Presidente – Le scuole interessate sono il Lombardo Radice, dove si allena la Roomy, la “Rodari Nosengo” nel quartiere San Paolo di Gravina di Catania e l’istituto comprensivo “Paolo Vasta” ad Acireale. Situazione analoga ma diversa per quanto riguarda a Misterbianco, perché i tre commissari hanno convocato i presidenti delle società sportive che operano sul territorio. Da questo incontro ne è uscito fuori che per svariati motivi nelle palestre scolastiche interessate è impossibile rispettare le norme anti-Covid. Gli stessi commissari, quindi, hanno comunicato che non daranno in gestione a nessuna società gli impianti scolastici”.
Le società che, invece, hanno avuto il via libera per allenarsi all’interno degli edifici scolastici devono considerare un nuovo cavillo economico, ovvero la sanificazione degli spazi usati. “Secondo le leggi sopracitate ogni squadra era tenuta comunque alla pulizia dei locali dopo averli usati. – ha aggiunto Gambero – Adesso si aggiunge la sanificazione che è un costo in più che grava sulle spalle delle squadre”.
Sembrerebbe esserci un piano B per le squadre etnee. “Nonostante le competizioni siano a rischio di svolgimento, sia per l’aumento dei contagi, sia anche per la presenza di queste dinamiche – conclude il Presidente Fipav – stiamo lavorando ad una soluzione. L’idea è quella di mettere a disposizione il centro fieristico delle Ciminiere per le squadre che quest’anno non potranno allenarsi al solito campo. Al momento è solo una proposta per ovviare al problema”.
La smentita sull’istituto statale “Rodari-Nosengo”
Ma in merito all’istituto statale “Rodari-Nosengo” arriva la smentita: “Il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Statale “Rodari-Nosengo” dottoressa Anna Maria Sampognaro smentisce le dichiarazioni riportate secondo le quali le palestre scolastiche dell’Istituto saranno usate come aule. A tal proposito, l’amministrazione comunale di Gravina di Catania, nella persona del sindaco Massimiliano Giammusso e dell’assessore all’Istruzione Valentina Cavallaro, ribadisce che la struttura continuerà a essere funzionale e operative per le attività sportive, in accordo con il dirigenti scolastico e, naturalmente, nel rispetto delle disposizioni di legge in materia di prevenzione sanitaria legata all’emergenza covid-19”.