Catania

Nuovo dehors in piazza Duomo divide i catanesi: “oscenità” o “risorsa”?

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L'installazione di un nuovo dehors in piazza Duomo è diventato, in questi giorni, uno degli argomenti più discussi dai catanesi: molti lo ritengono un "sacrilegio" altri una "risorsa".

La centralissima piazza Duomo di Catania è, in questi giorni, al centro delle polemiche. L’oggetto dell’accesa discussione sarebbe un nuovo dehors a Palazzo dei Chierici, comparso di recente grazie a una concessione comunale di occupazione di suolo pubblico. Tale concessione ha permesso a un noto bar della città etnea di installare una recinzione marrone, tavoli, sedie e ombrelloni a pochi metri dalla Cattedrale di Sant’Agata.

Il nuovo dehors si aggiunge a quelli già presenti nella piazza, attorno alla fontana dell’Elefante e di fronte alla Cattedrale, e sembra essere stato rilasciato a norma di legge. Tuttavia il giudizio dei cittadini non ha tardato ad arrivare, ed è soprattutto sui social che diverse foto hanno creato dibattito, spaccando letteralmente l’opinione pubblica. Tra chi ritiene che sia un “sacrilegio” e chi invece pensa sia un modo per incentivare il turismo nella città, la nuova installazione sembra essere l’argomento più caldo della settimana.

“Un obbrobrio”. “Un pugno in un occhio”. “Un sacrilegio”. “Orribile”. Sono questi i commenti più ricorrenti che, su Facebook, sotto le immagini dei tavoli e degli ombrelloni da giorni in circolo, manifestano il dissenso dei catanesi. “Hanno distrutto la bellezza di un palazzo storico e di una piazza – scrive una cittadina –. Posta davanti al sagrato oscura la facciata del duomo e rovina la geometria della piazza barocca. L’arte non si può svendere per quattro denari”.

Pare infatti che, per la concessione, saranno pagati al Comune oltre cinquemila euro l’anno. Una somma certamente non spropositata, ma che in una città in dissesto finanziario come Catania può, secondo molti, servire a tappare qualche buco. “Il motivo economico è comprensibile  – fanno notare in proposito –, ma davvero questo servirà a riempire l’enorme buco presente in amministrazione ormai da una decina di anni o poco più? Abbiamo tanta arte da valorizzare e far scoprire ai turisti invece si è scelto a mio parere il metodo più superficiale”.

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Accanto alle numerosissime critiche, tuttavia, c’è anche chi sostiene che l’installazione non deturpi la piazza e che, anzi, questo tipo di attività potrebbe rivelarsi una risorsa per ravvivare il centro storico, da un punto di vista turistico. Sono moltissimi coloro che, inoltre, fanno notare che anche in altre città d’Italia non è raro trovare diversi dehors in pieno centro storico: ne sarebbero un esempio i bar e i locali di piazza San Marco a Venezia, di piazza Navona a Roma e di piazza Duomo a Firenze, tutti luoghi che – anche grazie a questo tipo di attività – pullulano quotidianamente di turisti.

“Queste ‘oscenità’ – precisa un cittadino – esistono in tutte le città turistiche del mondo. A Vienna, ad esempio, c’è il mercato proprio davanti al palazzo comunale, e Vienna è la città con la più alta qualità della vita. Bisogna uscire da questo sciocco provincialismo”. “Non è affatto vero che oscura la facciata della Cattedrale – concorda un altro –. Non vedo dove sia il problema, questi bar ci sono in tutte le città italiane e, per di più, pagano per la concessione del suolo pubblico”. 

Tralasciando i giudizi estetici sul dehors che, in questi giorni, hanno mobilitato residenti e non della città di Catania, fa riflettere infine il commento di un cittadino: “Stranamente questa città si sveglia solo su certe cose, ma nessuno fa caso al resto: niente servizi per i turisti, allagamenti quando piove, niente strisce pedonali, parcheggi selvaggi, fontanelle con acqua a perdere, spazzatura ovunque, scarsa illuminazione, un verde abbandonato, scritte dappertutto, facciate di palazzi storici di colori allucinanti, villa Bellini distrutta, l’atrio di palazzo Gravina un’indecenza, l’anfiteatro sempre chiuso e usato come discarica. Nessuna attenzione per persone con bisogni speciali. Allora quello si che va bene. Quella è una bruttezza tutta nostra”.

A proposito dell'autore

Antonietta Bivona

Giornalista pubblicista e direttrice responsabile della testata giornalistica LiveUnict. Dopo un dottorato conseguito presso l'Università degli Studi di Catania, è ricercatrice in lingua e letteratura francese. Insegna nei corsi di laurea triennale e magistrale del Dipartimento di Studi classici, linguistici e della formazione dell'Università degli Studi di Enna.

📧 a.bivona@liveunict.com