Ricordate Dragon Ball Z? E i Pokèmon? È quasi impossibile ripensare ai cartoon degli anni ’90 senza canticchiarne le sigle: allegre, ritmate, eseguite dall’inconfondibile voce di Giorgio Vanni, classe ’63 ma con l’animo di un ragazzino spensierato.
Un cuore a forma di Pokèball
Non esiste Giorgio Vanni senza i cartoni che hanno gettato le basi della sua carriera musicale. Lo dice fieramente, lo mostra con i tatuaggi di Pikachu e del drago Shenron che esibisce sul braccio destro. “I Pokèmon sono nel mio cuore con Dragon Ball – ammette sorridendo Vanni – perché mi hanno cambiato la vita. Hanno cambiato la mia vita e anche la vita del mio socio, ammiraglio Max Longhi che ha composto insieme a me tutte queste sigle.“
E di Pokèmon si continua a parlare quando Vanni rivela il suo amore per i generi reggae e ska, che ha inserito in una delle sue sigle senza esitazione. “Pokèmon Sole e Luna è un cartone che si sviluppa su un’isola e poi in quel momento il reggaeton poteva andare benissimo – ha dichiarato Vanni -. Poi lo ammetto tranquillamente: ogni tanto diciamo ok, in questo momento potrebbe esser forte fare il rock, a noi piace un certo tipo di rock, e in quel momento era forte fare il reggaeton“. Fondamentale in quell’occasione la collaborazione dell’artista siculo-cubano Dago Hernandez, che al brano ha regalato autenticità. “Nel reggaeton ci voleva il rap, che poi non è rap ma raggamaffin di qualcuno madrelingua, per cui abbiamo chiamato Dago che è stato bravissimo“.
Le sigle all’epoca di internet
Sempre più utenti preferiscono i servizi on-demand e internet alla televisione. Con sempre meno case di produzione e reti pronte a investire nel business delle sigle per i cartoon. Ma lì dove la TV decide di non andare, arriva YouTube. “Gli YouTuber – inizia Vanni – vengono da noi a chiederci le sigle per le loro produzioni mentre le tv si sono dimenticate di questa cosa qua“. Ed è grazie a loro, che il cantante difende dalla furia degli hater, che le nuove generazioni si stanno avvicinando a qualcosa che sembrava più appannaggio dei nostalgici degli anni ’90. “Il rapporto con i Millennials è molto buono. Un importantissimo direttore di una fiera molto importante […] mi ha detto: ‘Cavolo, Giorgio, devo dire che il tuo pubblico è anche molto giovane. Si è abbassata molto l’età’ – ha raccontato alla stampa -. Questo perché io faccio molte collaborazioni con questi YouTubers, miei fan come iPantellas, i PanPers, ecc. E tutti questi ragazzi giovani, molto giovani, comunque riscoprono anche le sigle dei cartoni animati. Piace questa musica, per cui è ottimo il rapporto.“
Il fatto che le piattaforme on-demand permettano di skippare le sigle non preoccupa affatto Vanni, che dice: “[Io e l’Ammiraglio Max] non ci preoccupiamo tanto del cambiamento delle condizioni, perché continuiamo a far musica e inventiamo sempre delle situazioni ma siamo anche, devo dirlo, abbastanza richiesti. Siamo capaci di quel tipo di lavoro e ci viene richiesto ancora.“
Storia di una carriera che si evolve
Vanni ha parlato ai microfoni di LiveUniCT dei cambiamenti che la sua carriera ha subito da quando la cultura nerd è diventata mainstream e i suoi spettacoli sono diventati l’attrazione principale di serate ed eventi. “Vado in giro e non riesco a camminare perché mi fermano. È una cosa bellissima, fantastica, che auguro a tutti. Io tra l’altro sono un po’ come Benjamin Button: perché a [a me come] lui capitano tantissime cose da vecchio. Ora, io non sono vecchio. Io a trent’anni avrei voluto questo tipo di riscontro, di fama, anche per la mia professione. Ma non è tanto la fama per la fama ma perché è una terapia. Voi siete una terapia fantastica – ammette Vanni con un enorme sorriso -.
L’amore per la musica mi ha portato a voi, mi ha portato all’amore per la cultura nerd, mi ha portato al vostro affetto. Per cui è…non si tratta di professione, se io mi faccio il tatuaggio di Pikachu e di Shenron. Quando mi sono tatuato Shenron, quando sono andato in studio, prima di entrare in studio, ho detto [commosso]: questa è la mia vita. Io racconto una parte della mia vita che è importantissima. Non c’è differenza. Io mia moglie l’ho conosciuta perché è la sorella del ragazzo che ci portava in giro a fare gli spettacoli. Per cui c’è tantissimo. Non si scinde quasi mai questa cosa qua. Poi io sono un super nerd per la fantascienza e i cartoni. Devo dire che la cosa importante è che ho realizzato il mio sogno perché io volevo stare sul palco e avere tanta gente, cantare per tanta gente”.
Le perle di saggezza per i suoi fan
Quando abbiamo chiesto a Vanni cosa vorrebbe condividere con i fan, ma che di rado riesce a dire, ha risposto: “La cosa che vorrei trasmettere è che spesso mi dicono nei messaggi che arrivano su Instagram, da parte di chi vuole intraprendere questa professione, ‘Come si fa a diventare famosi?’. Allora, la fama è una conseguenza – ci tiene a precisare -. Prima ci vuole la passione, l’amore. Io mi metto ancora con la chitarra davanti alla televisione mutata, guardo cartoni e film, e compongo. Quello è l’amore, quella è la passione. Prima di tutto quello.
Io vorrei che mi chiedessero ‘Cavoli, ma perché sei qui?’. Perché c’è amore e c’è passione, rispetto alle cose che fai. Sia per me che per l’ammiraglio Max. Diciamo che questa è una domanda che non mi viene fatta spesso e vorrei che mi venisse fatta perché oggi viviamo in un mondo in cui l’importanza è più l’esposizione, più la fama. Allora dovrei sviluppare il sedere per fare il twerk e avere 20M di followers? Quella roba lì ci sta, va bene, ognuno fa quello che vuole, però prima ci vuole la passione e l’amore per qualcosa. Poi dopo arriva tutto il resto”.