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La Cassazione dice stop ai prodotti derivati dalla cannabis light

Una sentenza di ieri della Cassazione ha vietato la vendita di prodotti derivati dalla canapa, in quanto violerebbero la legge.

Era stato oggetto anche di ampio dibattito durante la campagna elettorale, così come vi erano già state alcune sentenze che avevano creato un contrasto interpretativo. Stiamo parlando della commercializzazione dei prodotti da canapa: ieri è arrivata la sentenza della Cassazione, le cui Sezioni Unite hanno dichiarato che la commercializzazione di prodotti da canapa sativa L come oli, resine, infiorescenze, foglie, è sempre reato in quanto tali prodotti non rientrano nell’ambito di applicazione della legge 242 del 2006.

Questa sentenza riprende e cancella quella degli scorsi mesi che autorizzava il commercio di prodotti di canapa purché aventi un thc, cioè il principio attivo, compreso tra 0,2 e 0,6 e definiti appunto cannabis light. Adesso, invece, la Cassazione ha precisato che quella soglia di tolleranza non si riferiva ai prodotti, ma al tipo di pianta coltivata e così la canapa sativa L non rientra tra quelle previste dalla legge..

Pertanto questi prodotti non possono essere venduti in nessun caso, in quanto violerebbero il Testo unico sulle droghe all’art. 73 comma 1 e 4 del dpr 309/1990,  e restano regolamentati  dal predetto Testo che li vieta a meno che “sono in concreto privi di efficacia drogante”.

Restano invariate le disposizioni sulla cannabis a scopo terapeutico, che questa sentenza non ha minimamente toccato.

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Per capire meglio gli effetti, che questa disposizione avrà sulle molte attività commerciali sorte, bisognerà attendere le motivazioni della sentenza che arriveranno nelle prossime settimane: probabilmente  ci consentiranno di capire cosa sarà proibito e cosa non lo è.  Secondo molti esperti del settore, però, questa sentenza porterà alla chiusura di aziende e negozi che coltivano e vendono prodotti legati alla canapa commercializzati come cannabis light.