Università di Catania

Università, quali lauree fanno guadagnare di più?

Quali università hanno maggiori sbocchi lavorativi? E quali corsi di studi sono più redditizi? Ecco i dati relativi alla condizione lavorativa dei laureati italiani, secondo Jobpricing.

JobPricing ha rilevato dei dati in merito alla situazione lavorativa dei laureati e ai possibili guadagni a seconda della facoltà e ha realizzato un report riguardo l’attuale condizione dei laureati in Italia. Il futuro professionale e l’aspetto economico ad esso correlato sono criteri da considerare al momento della scelta di un corso di studi. Molti studenti infatti scelgono quale percorso di studi intraprendere non solo in base alle proprie inclinazioni o interessi ma anche con lo sguardo rivolto al futuro, chiedendosi se effettivamente il conseguimento di un certo titolo di studi possa garantire sbocchi lavorativi e indagando sui possibili guadagni.

La prima domanda che ci può porre è se effettivamente “conviene” o meno studiare. In Italia i laureati corrispondono al 18% della popolazione, ben poco rispetto alla media delle economie avanzate che arriva a quota 37%. In ogni caso gli studi a livello universitario permetterebbero di avere uno stipendio più alto rispetto a chi ha titoli di studio di grado inferiore. Tuttavia il distacco tra chi ha il diploma e chi ha ottenuto una laurea triennale non è molto ma differenza è evidente rispetto a chi ha un Master di II livello. Infatti un laureato triennale ha una retribuzione media di 29mila euro annui mentre chi possiede un Master arriva ai 46mila. In genere, quindi più anni di studio e titoli di grado più alto portano a retribuzioni maggiori.

Un’altra questione rilevante è quella relativa alle lauree più redditizie. I laureati occupati in Italia sono 8/10, tuttavia la questione è differente se si tratta di giovani tra i 25 e i 34 anni, per i quali la laurea non garantisce di trovare un impiego in probabilità maggiori di quanto permetta il diploma. Le lauree che si dimostrano le più redditizie sono quelle in Scienze biologiche, Scienze giuridiche e Scienze fisiche, con una retribuzione che va dai 35 ai 34mila euro annui. Tuttavia, nel lungo periodo e con l’avanzamento di carriera, questi corsi di studi vengono sorpassati per retribuzione dalle lauree in Ingegneria chimica e dei materiali, Scienze chimiche e Scienze Economiche, con una retribuzione che si aggira attorno ai 63.000 euro.

Va peggio alle lauree umanistiche come Lettere, Scienze storiche e filosofiche, Scienze pedagogiche e psicologiche, Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, Scienze della terra o Lingue e letterature straniere le quali retribuzioni partono dai 25mila euro e dopo anni di lavoro non superano i 40mila annui, rendendo il settore umanistico il meno remunerativo.

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L’analisi ha inoltre rilevato dei dati relativi ai primi dieci anni di carriera dei laureati prestando attenzione all’università di provenienza per provare a stilare una classifica degli atenei che offrono possibilità di guadagni maggiori. La prima distinzione è tra nord e sud: i laureati al nord guadagnano più dei laureati nell’area meridionale del Paese. Inoltre, i laureati del sud sono spesso costretti a spostarsi nelle zone settentrionali per lavoro, mentre i laureati del nord lavorano più facilmente nella stessa area in cui si sono formati.

Tra le università che offrirebbero più opportunità lavorative risaltano la Bocconi, il Politecnico di Milano e la LUISS, che si trovano ai primi tre posti della statistica, con un guadagno tra i 35 e il 32mila euro annui. Le siciliane sono presenti ma più in basso nella classifica: la prima è Palermo (al 15° posto), seguita da Catania che si ferma al 22° posto, entrambe con una retribuzione di circa 30mila euro. Con il passare degli anni di carriera si notano ancora di più le differenze tra questi atenei: se la Bocconi permette di raggiungere i 63.000 euro, Catania giunge fino ai 47mila. Le private si mantengono quindi alte in classifica mentre le siciliane dimostrano quindi un inizio forte ma una crescita contenuta nel tempo, anche se ci sono casi, come Messina in cui la retribuzione iniziale è bassa ma lo è anche con il passare degli anni.

Un ultimo dato è relativo agli anni che si impiegano per rientrare delle spese universitarie. Secondo questo rapporto si impiegherebbe dai 13 ai 20 anni a seconda dell’ateneo. Il Politecnico di Milano è quello che permette di rientrare delle spese in meno tempo (13,3 anni) e per quanto riguarda Catania si va dai 16,7 anni per gli studenti in sede ai 17,8 anni per gli studenti fuori sede.

A proposito dell'autore

Martina Bianchi

Con una laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations e una triennale in Scienze e Lingue per la Comunicazione, coltiva l'interesse per il giornalismo scrivendo per LiveUnict. Appassionata di lingue straniere, fotografia, arte e viaggi, mira ad un futuro nelle Relazioni Internazionali nel campo dei Diritti Umani, in difesa dei più deboli.

Coordina la Redazione di LiveUniCT da Maggio 2022.

Email: m.bianchi@liveunict.com