Il primo dato, che non desta particolare scalpore, è quello relativo alla durata degli studi: tanto per la triennale che per la magistrale, infatti, i dati sono immutati rispetto all’anno precedente: una media di sei anni per conseguire il titolo di primo livello, altri tre per quello di secondo, con un’età che si aggira intorno ai ventisei anni per i triennalisti (25,7) e intorno ai 28 per gli studenti di magistrale.
Al termine del primo ciclo di studi il voto di laurea risulta essere alquanto basso (93,7), salvo aumentare sensibilmente una volta conclusa la magistrale, dove la media-voto è circa di 105/110. Anche per quanto riguarda la condizione occupazionale si registrano sensibili discrepanze tra triennale e magistrale. In un corso dove, secondo un luogo comune, si ritiene che basti la triennale per poter cercare lavoro, a essere occupati, a un anno dalla laurea, sono meno di un triennalista su tre (31,1%), mentre gli studenti di magistrale sfiorano la soglia del 50%, mantenendovisi comunque al di sotto.
Fin qui i dati non sono molto incoraggianti per i dottori del D.E.I., ma il quadro cambia quando si guarda al tempo di ingresso nel mercato di lavoro. Il tempo dal conseguimento della laurea al reperimento del primo impiego, infatti, è decisamente basso: poco più di quattro mesi per la triennale, solo quattro per i laureati al termine della “3+2”; ancora meno dell’anno scorso, quando la media era, invece, di cinque.
Prevedibile il netto dominio del privato come settore d’attività per i laureati in economia dell’università catanese. Per triennale e magistrale, infatti, si registrano percentuali superiori al 95% in questo settore, mentre sono quasi inconsistenti il pubblico (poco più del 3%) e il no-profit (1,1% alla triennale). La retribuzione mensile è superiore a quella della media dell’ateneo, attestandosi intorno ai 918 euro per i triennalisti e toccando quota 1087 euro per gli specializzati.
Passando, infine, all’utilità del conseguimento della laurea e alla richiesta che se ne fa presso il luogo di lavoro, il 34,2% degli studenti di triennale nota un tipo di miglioramento sul posto di lavoro grazie alla laurea, specie nelle competenze professionali, dove a essere soddisfatti degli studi è quasi il 70% degli intervistati, mentre il titolo si rivela quasi irrilevante dal punto di vista economico (3,8%).
La situazione raggiunge un equilibrio maggiore alla magistrale, dove comunque è solo meno del 30% ad aver notato dei miglioramenti grazie alla laurea. Anche in questo caso a emergere sono le competenze professionali, valutate positivamente da uno studente su tre, mentre regna la parità nelle altre sezioni (il 22,2% vede dei progressi con il titolo specialistico dal punto di vista delle mansioni svolte, della posizione lavorativa e sul lato economico).
Eppure, spicca il fatto che più della metà degli occupati affermi di utilizzare solo in modo ridotto le competenze acquisite negli anni di studio, mentre la restante metà si divide più o meno equamente tra chi sostiene di sfruttare le proprie conoscenze in maniera elevata e chi dice di non usarle affatto.