Università di Catania

5 cose che cambiano dalla triennale alla specialistica

La formula "tre più due" è scandita da delle particolarità che la contraddistinguono rispetto ad un percorso unico magistrale. Ecco quali sono le differenze tra la triennale e la specialistica.

Più della metà del percorso che dovevi fare è alle tue spalle, sei riuscito a valicare quelle materie viste come degli scogli insormontabili, hai faticato per ottenere il tanto agognato titolo di dottore o di dottoressa e ci sei riuscito… Adesso, ti sembra il momento giusto per godere della tua soddisfazione e tirare un sospiro di sollievo? Sì, ma ricorda: si tratta ancora della laurea triennale. Gli studenti che non hanno scelto un corso di laurea magistrale, infatti, sanno bene, quali sono gli effetti collaterali della famosa “tre più due”, quella formula che ti fa pregustare il dolce sapore della fine, per poi ripagarti con il tipico tran tran della vita universitaria.  E anche con gli interessi.

Nel passaggio dal percorso triennale a quello magistrale, infatti, sono molte le cose che cambiano.

#1 Si comincia a fare sul serio

Nello stesso momento in cui vieni proclamato “dottore…” o “dottoressa…” e gongoli fiero e contento, sul tuo capo inizia a pendere una taglia. Non sei più l’ignaro giovane che tre anni prima, magari dopo la maturità, cominciava ad esplorare il mondo dell’università: il fatto di essere ormai edotto e consapevole, ti impone anche di essere responsabile ed efficace, avendo già fatto esperienza universitaria nel triennio precedente. O, almeno, questo è quello che gli altri si aspetterebbero. Scuse sulla ricerca del giusto metodo universitario o sulla scelta della giusta pianificazione delle materie da affrontare, dopo tre anni, non reggono più. Insomma, in altre parole, è finita la pacchia.

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#2 Diventi vecchio

Il percorso della specialistica è contrassegnato, in molti casi, dall’esigenza di ricercarsi un lavoro, quantomeno serale, per mettere qualche soldo da parte e per gravare meno sulle tasche dei genitori. Questo non coincide, tuttavia, con l’inizio della vecchiaia. Molto più realisticamente combacia, invece, con un periodo di grande stanchezza, associato alla rinuncia alla tipica uscita serale che, probabilmente, eravate soliti concedervi durante il triennio. Dopo dodici ore filate di duro lavoro o di impegno universitario, l’unica cosa che, forse, desidererete più al mondo sarà quella di affondare le vostre stanche membra sul divano di casa. A prescindere da tutto questo, inizierete a guardare le giovani matricole che si divertono, nello stesso modo in cui Leopardi, passero solitario, guardava dalla sua finestra le manifestazioni di una gioventù che non gli appartiene.

#3 Ansia

Se state pensando che anche prima avevate l’ansia o che sotto questo aspetto non è cambiato nulla, vi sbagliate di grosso. Mentre al triennio, infatti, le vostre ansie maggiori erano rivolte agli esami, la specialistica, invece, sarà tutta.. “un’ansia da disoccupazione”. Già, perché il tempo da dedicare allo studio sta per finire e l’incombenza di dovervi cercare un lavoro soddisfacente vi sta già con il fiato sul collo.

#4 Non puoi tornare indietro

Giunti, ormai, quasi alla soglia della laurea specialistica, non si può fare mica dietrofront! Anche questa affermazione si può porre come vessillo delle cose che cambiano dalla triennale alla specialistica: se si riconosce di avere sbagliato percorso e si è nel bel mezzo del triennio, si è ancora in tempo per cambiare strada, mentre per chi dovesse maturare questa idea durante la specialistica, ricominciare da zero sarebbe più difficile.

#5 Ti manca tanto così

Ne hai viste tante, ne hai superate altrettante ma…non sono ancora tutte. Saturo, dopo tanti anni di studio e sacrificio, in cui senti il peso del tuo stesso cambiamento sulle spalle, inizi ad avere la sensazione che sei sempre a “tanto così” ma che la dolce fine non arriva mai. Si tratta di una sensazione molto diffusa, soprattutto, per quel che riguarda la tesi della specialistica che rispetto a quella della triennale è molto più impegnativa e prevede anche il ricorso ad un tutor. Insomma, non è finita finché non è finita.

Abbiamo visto, quante diversità ci sono nel passaggio dalla triennale alla specialistica, ma vale la pena sottolineare che la prima e la più importante cosa che cambia è una sola: noi stessi. Il modo in cui affrontiamo il nostro percorso, con tutti i suoi cambiamenti, ci mostra quanto siamo entrati o meno nell’adultità.

A proposito dell'autore

Simona Lorenzano

Cresciuta ad Agrigento, terra in cui ha respirato la grecità a pieni polmoni, consegue la maturità presso il Liceo Classico Empedocle. La passione per la salute e il benessere la spingono a laurearsi in Infermieristica a Catania. Scrive su Live UniCT sin dal primo anno di università e continua a coltivare il suo amore per la scrittura, la musica e le discipline umanistiche. Per citare Plinio il Vecchio: “Non lasciar passare neanche un giorno senza scrivere una riga”.