Tra le facoltà che facilitano maggiormente l’inserimento all’interno del mondo del lavoro, Medicina si conferma una botte di ferro per quanto riguarda le prospettive occupazionali. A cinque anni dal conseguimento del titolo, infatti, secondo i dati Almalaurea relativi al 2016 il tasso di occupazione supera il 94%, con uno stipendio medio netto che si aggira intorno ai 1850,00 euro mensili.
Tuttavia, l’80% dei neolaureati in camice bianco non possono definitivamente considerarsi al di fuori dei percorsi formativi. Senza una scuola di specializzazione, gli aspiranti medici possono ambire a ben poco: sostituzioni di medicina generale e guardie mediche, tuttalpiù.
La scuola di specializzazione – che dura in media dai 4 ai 6 anni – è indispensabile per inserirsi all’interno del sistema sanitario nazionale. Accedervi non è semplice e si tratta di un percorso impegnativo, che passa dal superamento di esami e dalla valutazione dei titoli, per cui è indispensabile sapersi orientare e scegliere al meglio la strada da intraprendere.
Tra le specializzazioni più favorevoli per assicurarsi un posto di lavoro stabile e ben retribuito si annoverano pediatria, anestesiologia, medicina interna e medicina di base. Sono queste, infatti, le specialità che nel periodo 2014-2023 si preparano a registrare il maggior numero di pensionamenti. 6mila per pediatria, quasi 5.500 per anestesiologia, oltre 4mila per medicina interna.
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Attenzione però: l’alto numero di medici che negli anni presi in considerazione raggiungerà i criteri per il pensionamento non permette di stabilire l’ottimistica equivalenza che per ogni medico in pensione si otterrà un nuovo posto di lavoro per un giovane medico, tutt’altro; il numero dei contratti di formazione banditi dal Miur risulta nello stesso lasso di tempo molto inferiore, vale a dire che saranno messe a disposizione 2.900 borse per pediatria, 5.140 per anestesiologia e 2.280 per medicina interna.
Evidente la sproporzione numerica, che, salvo modifiche nella programmazione, creeranno presto un buco di oltre 3mila pediatri, quasi 2mila medici interni e più di 300 anestesisti, ma anche, stando ai dati, quasi 1000 chirurghi, oltre 800 psichiatri, e così via, seguendo l’elenco.
Il numero di borse di studio per frequentare scuole di specializzazione messo a disposizione da Stato e Regioni non sembra minimamente sufficiente a colmare il gap tra i neolaureati in medicina e coloro che accedono ai corsi di specializzazione.
Gli immatricolati in facoltà di medicina sono circa 10mila all’anno, con un tasso di laurea in sei anni del 93%. A questo numero fa fronte quello delle 6.700 borse di specializzazione bandite dal Miur, cui si aggiungono i 1000 posti per medicina generale. Il risultato di questa colossale differenza è la formazione di un imbuto dal collo sempre più stretto che, se la situazione non migliorerà, rischia di mantenere al di fuori dei canali formativi più di 2000 laureati all’anno.