Lo scorso novembre 2015 la deputata Giuseppina Castiello ha presentato una proposta di legge per introdurre l’insegnamento dell’educazione emotivo-sentimentale nei programmi scolastici. L’intento è quello di “educare i giovani alla complementarità tra uomo e donna e alla valorizzazione di un rapporto umano e rispettoso tra i sessi”.
Nell’incipit all’articolato, si legge che i modelli culturali “veicolati dai mezzi di informazione e di comunicazione offrono ai giovani stereotipi negativi che comportano una iper sessualizzazione precoce. Sesso e pornografia – osserva la deputata – hanno invaso la vita di bambini e di adolescenti influenzando la loro cultura e i loro comportamenti”.
Le più esposte, secondo Castiello, sembrano essere le ragazze. I media “diffondono alle nostre figlie l’immagine di ragazze sexy, dive e ‘mangiatrici’ di uomini, imponendo il modello di una donna contraffatta e irreale, ridotta di fatto, in modo più o meno esplicito, a un oggetto sessuale”.. Ci si vergogna “di mostrare la propria personalità e perfino il proprio vero volto, tanto che la chirurgia plastica è non a caso sempre più diffusa tra le adolescenti”.
Queste sono solo alcune delle considerazioni portate dalla deputata che, tra l’altro, fa riferimento anche alle possibili conseguenze legate a questa “erotizzazione precoce”: disturbi dell’alimentazione, mancanza di autostima, crisi depressive. Dall’altro lato invece troviamo violenza e bullismo, risvolti di un fenomeno complesso.
La proposta di legge è sicuramente un’ottima strategia. Mi chiedo, però, prima della scuola, dove tanti messaggi vengono veicolati e dove in genere c’è sempre un po’ di disagio, a meno che non sia un esperto a parlarne, non sarebbe giusto affrontarla anche e soprattutto a casa, senza vergogna e senza giustificazioni o nelle chiese, al catechismo, durante gli incontri di formazione? Forse, e lo spero, ci sono quelle parrocchie, quei gruppi in cui si educa all’affettività ma sono pochi. L’emergenza educativa c’è ed è emergenza non semplicemente nel senso che stiamo andando allo sbaraglio: le nuove generazioni crescono in fretta e spesso con idee sbagliate, non hanno posizione e assumono la prima che li influenza.
Non si interrogano e certamente l’educazione all’affettività a scuola avrebbe un effetto positivo sul loro vissuto, ma fino a che punto? La nostra società è fin troppo imperniata di valori ambigui e mal condizionanti: voglio dire che non ha senso studiare l’educazione sentimentale a scuola, dare valore ai sentimenti, all’amore, alla sessualità, renderli oggetto di studio, di riflessione, materia didattica, intenderli come valori e poi proporre in prima serata Cinquanta Sfumature di Grigio? Urge coerenza prima di tutto.