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Giannini: aboliremo i concorsi. Scatta la polemica: docenti e politici si dividono

Blocco dei concorsi locali nelle università e la possibilità per gli atenei di chiamare in forma diretta i docenti. La ministra dell’istruzione Stefania Giannini ne ha parlato ieri a una conferenza e nei giorni scorsi in un’intervista che uscirà oggi sul settimanale «L’Espresso».
Ma in realtà è la sua posizione da sempre anche prima di diventare titolare del Miur. «Il sistema a cui sto pensando – ha affermato – è quello di una valutazione possibile continua, senza stop and go successivi, per dare la possibilità di avere poi delle chiamate molto più dirette e autonome da parte delle università che saranno responsabilmente chiamate e giudicate sui risultati».

Il suo obiettivo, insomma, è «semplificare» un sistema che ora è «complicato» e intende farlo nei «prossimi mesi, molto rapidamente». Il dibattito si è riaperto in questi giorni dopo la chiusura delle indagini che hanno portato a delineare un sistema malato di docenti che favorivano un candidato piuttosto che un altro, un meccanismo collaudato di spartizione di posti da docenti ordinari e associati in tutta Italia.

Ma è una questione che si trascina da tempo e in tanti sono d’accordo con la ministra Giannini: la cooptazione può essere un’alternativa. Andrea Lenzi, presidente del Consiglio Universitario nazionale e docente di endocrinologia alla Sapienza a Roma: «La chiamata diretta funziona in molti Paesi. Sono necessarie però due condizioni: una valutazione ex-post del lavoro di chi viene chiamato ma anche la creazione di filtri necessari per evitare distorsioni. La qualità dei docenti non può essere misurata solo a livellolocale ma devono essere create linee guida che oltre all’abilitazione permettano di avere un sistema in grado di definire criteri validi in tutt’Italia senza i quali non si può essere chiamati all’interno delle università». Fulvio Esposito, ex rettore dell’Università di Camerino e capo della segreteria tecnica del Miur quando a viale Trastevere c’era Maria Chiara Carrozza: «In Italia le abbiamo provate tutte e abbiamo capito che qualunque modalità di scelga tutto dipende dalla deontologia di chi effettua la selezione. Solo se in Italia riusciamo a creare un sistema in cui le istituzioni universitarie vengono valutate ex-post la chiamata diretta può funzionare, altrimenti costruiamo solo un meccanismo totalmente arbitrario». Del tutto contraria invece l’Andu, l’associazione dei docenti universitari: «Introdurre la chiamata diretta – spiega il coordinatore Nunzio Miraglia – vorrebbe dire soltanto formalizzare quello che ora avviene in modo non ufficiale. Assicurano di volerlo fare soltanto con una valutazione dei risultati? In Italia? E dopo quanto tempo si valuterebbe il lavoro? E con quali criteri? E chi farebbe rispettare eventuali sanzioni? La chiamata diretta richiede una mentalità diversa. Noi siamo a favore di un vero concorso nazionale con commissari scelti attraverso un sorteggio». Articolo pubblicato su La Stampa di Flavia Amabile