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La strada torna a chi appartiene: Il risveglio del Brasile. Il calcio contro le promesse del governo

brasileIl Brasile è in rivolta, si ribella alla Presidente Dilma Rousseff con milioni di manifestanti per strada.
Gli “indignati” scendono pacificamente in piazza per manifestare contro un governo che ha investito più di 83 miliardi in strutture sportive e turistiche, seppellendo di tasse la popolazione, sottraendo fondi a opere pubbliche di maggiore necessità.
C’è grande preoccupazione per l’ondata di sommosse:  la FIFA che chiede maggiori sicurezze al governo, mentre i contestatori lottano per la condanna di politici corrotti e per la fine di spese folli per i mondiali del 2014 e per le olimpiadi del 2016.

Jailton è un laureato in lettere e pedagogo presso l’ Associação Comunitária Nova Vida a Sapé, una struttura che aiuta e forma circa 900 bambini e ragazzi da 1 a 18 anni. Come molti brasiliani sta vivendo la rivolta, e alla mia domanda sulla situazione del paese in questo momento risponde: “In Brasile la gente si sta risvegliando!”.

Jailton lavora con bambini di diverse età, in un paese molto vicino a Recife e Fortaleza, le città in cui da qualche settimana si giocano le partite della Confederation Cup.
Il paese in cui lavora è molto povero, il sistema fognario non esiste e le condizioni igienico-sanitarie sono veramente critiche, quindi sembra assurdo che a poco più di 200 km si debbano spendere tanti soldi per uno stadio.
“Il calcio è uno sport importante per tutti i bambini e in Brasile ce l’hai nel sangue! Ma il governo investendo sugli stadi ha tagliato i fondi alla sanità, all’istruzione, ai trasporti. I brasiliani s’indignano per gli assurdi aumenti delle tasse”.
Il governo, secondo quanto dice il nostro amico, mente parlando di una ripresa economica alla quale in realtà non si è assistito, perché negli ultimi anni l’inflazione è aumentata e la qualità della vita è gravemente peggiorata.
Inizialmente il popolo non ha protestato “Perché tutti amiamo il calcio e la Coppa del Mondo, ma per troppo tempo i politici hanno rubato al pubblico, al punto che finalmente la folla si è risvegliata da un sonno profondo”.
Come dice Greenpeace Brasil, «Ciò che è iniziato con l’indignazione per un aumento delle tariffe del trasporto pubblico è diventato qualcosa di molto più grande. Dopo le manifestazioni violentemente represse da parte dello Stato, le persone hanno lasciato la casa per ricordare che lo spazio della democrazia è la strada. A São Paulo, la città che non si ferma mai – se non per gli ingorghi – milioni di auto si sono spostate dalle strade per fare spazio a migliaia di persone. Ma non solo lì. Le proteste si sono diffuse come polvere da sparo in tutto il Paese, eppure di questa polvere non si è visto quasi nulla. Quella che è esplosa sull’asfalto, questa volta, è stata la più pura brasilidade: quell’ottimismo, creatività, buonumore e repulsione che hanno dato vita anche a un grido di guerra».
Negli ultimi giorni le televisioni europee parlano di un aumento delle misure di sicurezza, ma il pedagogo brasiliano afferma che i manifestanti sono pacifici: la violenza è causata da persone che vogliono mettere in cattiva luce un movimento che chiede al governo di mantenere le promesse.

“Stavo perdendo la speranza – dice Jailton – ma il popolo è sceso in piazza in difesa della vita e della dignità, sono a favore del calcio come strumento educativo, ma sono contro gli eccessivi sacrifici che un popolo già troppo sofferente è costretto a fare”. Il popolo brasiliano attende risposte, gli amanti del calcio sperano che le ultime partite della Confederation Cup possano essere disputate, e il resto? Il resto del mondo si sta risvegliando?

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