Riportiamo lo stato pubblicato sul template di Giulia Stagnitto, coraggiosa studentessa dell’Università di Bologna in Erasmus a Istanbul, città di cui si è profondamente innamorata: “…sarei dovuta tornare definitivamente a febbraio ma ho chiesto il prolungamento dell’erasmus. Istanbul è magica e non lascia partire i suoi amanti molto facilmente” mi dice. Giulia sta vivendo la protesta in prima persona, ed ecco come descrive l’assalto della polizia avvenuto ieri sera al Gezi Park di Taksim
”Passo dal parco mezz’ora prima che venga circondato e attaccato di sorpresa da migliaia di poliziotti. Ci sono bambini che colorano, persone che mangiano, signori che camminano, sono le 8.00 di un sabato che sembra essere tornato quasi “normale”. Arrivo a casa e percepisco un odore che non sentivo da martedì 11, da 5 giorni. Lo percepisco appena ma poi si fa più intenso, è gas.
Ti fa lacrimare, ti fa piangere, ti fa pensare che non hai armi per difenderti.
La pelle brucia e non respiri, perché se ci provi la gola brucia. Maschere anti-gas in casa, occhialini, prendi la lozione antigas, chiama i tuoi amici, dove siete, siete al sicuro, hanno attaccato…ragazzi hanno attaccato, un sabato sera alle 8 e 50. Se prima aspettavano la notte, ora non li fermano neanche i bambini.
A casa non si sta, dalla mia via un muro di gas che si fa più intenso andando verso Gezi park. Sali su un taxi e preghi l’autista di portarti via di li, raggiungi gli amici in un altro quartiere dall’altra parte del parco, apri le porte alla gente che corre per strada. Recuperiamo un amico che dice che la gente che rimane fuori viene rincorsa dalla polizia. Si parla di stupri alle ragazze arrestate. Da casa di amici televisioni accese, tutti connessi, ascoltiamo le notizie, sentiamo quello che succede fuori, esplosioni di bombe gas e chissà che altro, e chi sta al governo dice davanti alle telecamere che sta cercando di difenderci. Difesa. Io ho paura di qualsiasi cosa che si muova e che assomigli a un corpo di polizia, questa è la mia difesa.
Bene, teniamoci pronti i numeri di emergenza del consolato, perché qua ormai parlare di arresto è come parlare di caramelle, vieni preso e trattato come un terrorista se ti aggiri nella zona Taksim.
Taksim è il centro ragazzi, viviamo qui, è la vita di Istanbul, è il simbolo di una città e di un paese. Bambini feriti, una donna travolta da un cannone d’acqua, gas sparato alla gente che batte la pentole e grida dai balconi. Attaccano le stazioni di emergenza, gli ospedali di emergenza, sparano proiettili di plastica, e in tutto ciò provo solo un enorme disgusto nei confronti di un regime e dei suoi mercenari, perché prima di fare le cose che sto ORA vedendo fare, bisogna pensarci bene… e la coscienza non tornerà più pulita. La vostra violenza ci fa solo incazzare di più, ci angoscia. Vergogna.
Taksim siamo con te, e resistiamo.”